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Viaggi Sudamericani
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13 Febbraio 2019

Viaggi Sudamericani

Alberto Manzi è conosciuto principalmente per le sue trasmissioni televisive e radiofoniche, o per la sua produzione letteraria, ma quasi nessuno sa che ha sfidato ‘analfabetismo anche  dall’altra parte dell’oceano. Partito nel 1955, con un incarico dell’Università di Ginevra, Manzi va nella foresta amazzonica a studiare le formiche, ma come lui stesso racconta “[…] scoprii altre cose che per me valevano molto di più.”

Le condizioni di vita dei naturales (o comuneros, come li chiama lo stesso Manzi) tenuti nell’ignoranza perché il loro lavoro fosse meglio sfruttabili e l’impegno dei padri missionari salesiani per la difesa dei più deboli lasceranno in Manzi tracce profonde.

Manzi si recherà per 30 anni in Sudamerica per insegnare a leggere e scrivere agli indios; da solo, con studenti universitari e con l’appoggio di missionari Salesiani. Accusato dalle autorità di essere un “guevarista” collegato ai ribelli, fu anche imprigionato e torturato; dichiarato “non gradito” continuò ad andare clandestinamente in Sudamerica sino al 1984.

Nel 1987 Manzi viene chiamato dal Presidente argentino Raul Alfonsin a tenere un corso di formazione per elaborare il Piano Nazionale di Alfabetizzazione sul modello di Non è mai troppo tardi. Fu il miglior programma di alfabetizzazione adottato in tutto il Sudamerica, Premio Unesco nel 1989.

Questo quaderno raccoglie foto, dattiloscritti, appunti e articoli relativi all’esperienza sudamericana di Alberto Manzi.


Informazioni tecniche
Formato: 21×29,7cm
Pagine: 36
Anno: 2013

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Storia di un Maestro
Pubblicazioni
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13 Febbraio 2019

Nato il occasione dell’omonima mostra questo catalogo cerca di raccontare l’intera storia del maestro Manzi, dai capitoli più noti come quello di Non è mai troppo tardi e Orzowei, a quelli meno conosciuti, come il suo impegno formativo in Sudamerica, o i programmi radiofonici di cui era autore e conduttore.


Informazioni tecniche
Formato: 21×29,7cm
Pagine: 84
Anno: 2007

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Tra il dire e il fare
Pubblicazioni
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13 Febbraio 2019

Tra il dire e il fare

Il progetto Tra il dire e il fare: il made in Italy giocato dai bambini e dalle bambine ha cercato di mettere in pratica l’approccio pedagogico di Alberto Manzi in tre diversi istituti comprensivi (a Bellaria, a Miramare e ad Arta – Paularo) nell’arco dell’anno accademico 2015/2016 progettando la didattica sulla base di alcuni capisaldi del fare scuola di Manzi.

Come nasce un giocattolo?

Quanta strada deve percorrere un’idea per arrivare ad essere un prodotto?

Cosa c’è dentro un giocattolo?

E noi, possiamo immaginare di progettare e realizzare un giocattolo?

Queste domande hanno sostenuto tutta la progettazione didattica; i bambini e le bambine hanno continuamente percorso il sentiero tra ciò che immaginavano o pensavano di conoscere e ciò che l’attività didattica proponeva nei termini di nuove domande e nuovi spunti di ricerca.

Il progetto ha previsto anche delle formazioni per docenti nelle tre scuole coinvolte. In questo modo, il metodo di lavoro caratterizzante il progetto è stato usato sia da Zaffiria sia dai docenti e non solo nelle classi coinvolte dalla sperimentazione. Era fondamentale che ci fosse anche una ricaduta formativa in modo che altre attività potessero nascere dal progetto, anche su un tempo più lungo rispetto alla scadenza naturale del progetto. Alla fine dell’anno scolastico 2015-2016 erano state formate una settantina di insegnanti degli Istituti Comprensivi di Bellaria e Miramare.

Il quaderno che vi presentiamo è un “diario di bordo” un racconto di quell’esperienza meravigliosa che è stata l’immaginare nuovi giocattoli per bambini con i bambini.


Informazioni tecniche
Formato: 23×16,5cm
Pagine: 112
Anno: 2016

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Giro Giro Tondo. Design for Children
Pubblicazioni
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13 Febbraio 2019

Giro Giro Tondo. Design for Children

La decima edizione del Triennale Design Museum, ci ha fatto fare (a cavallo tra il 2017 e il 2018) un tuffo nel mondo dell’infanzia tra giochi, arredi, architetture e libri, dando voce a una nuova storia del design italiano dedicata ai più piccoli.

Tra gli artisti, i designer e i maestri selezionati per l’esposizione anche il nostro Alberto Manzi, a cui sono state dedicate anche 4 pagine del catalogo.

Un tentativo di raccontare il Maestro insieme a tanti altri Maestri, anche se, come diceva lui stesso: “Dovrei parlare di me e questo mi mette in imbarazzo. Che dire? Che scrivo libri? Che insegno? Ha forse un significato la mia storia? In fondo scrivo perché sono un rivoluzionario, inteso nel senso profondo della parola. Per cambiare, per migliorare, per vivere pensando sempre che l’altro sono io e agendo di conseguenza”.


Informazioni tecniche
Formato: 24×31,7
Pagine sul maestro Manzi: 4 pagine – dalla 382 alla 385
Anno: 2017

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Editoria scolastica
Archivio Centro Alberto Manzi
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12 Febbraio 2019

Alberto Manzi lavorò intensamente nell’ideazione di sussidiari, libri di lettura, quaderni operativi e opuscoli informativi che potessero sostenere il lavoro quotidiano degli insegnanti. La divulgazione era un tema per lui appassionante. I suoi prodotti editoriali anticipano questioni contemporanee come l’educazione alla pace, la prevenzione del razzismo, l’apertura verso l’Altro.

Una galleria di copertine e pagine che rendono l’idea dell’intensa attività di scrittura di Manzi.


Libri operativi

Alcune copertine per la collana Primavera, quaderni per la scuola materna curati da Manzi con disegni di Luigi Roveri e Giuseppe Orliani.

Il 2° e il 3° volumetto (copertine) di Impariamo a leggere, Editrice Janus, Bergamo s.d., curati da Manzi per bambini delle prime classi elementari.

A casa come a Scuola.

Una serie di Quaderni che consente di riprendere e di sviluppare le nozioni che l’alunno ha appreso a scuola.
Volume per la seconda elementare. Scarica le prime pagine del quaderno di italiano e di aritmetica.

  • Volume per la 1a elementare – Artimetica
  • Volume per la 2a elementare – Artimetica

Ottanta del 1989.
Attività a casa come a scuola per gli alunni di classe seconda.


Libri di lettura

  • L’Usignuolo del 1961. Letture per il secondo ciclo, classi terze, Fratelli Fabbri Editori. A cura di B. Albini e G.P. Lazzari, al suo interno testi di Alberto Manzi. 
  • Il Pellicano del 1964.  Letture per le classi del primo ciclo (2), al suo interno “Chi sono le fate?” da Testa Rossa di Alberto Manzi.
  • Il mondo è la mia patria (1966) Editrice A.V.E. – Letture per le classi del primo ciclo, Parte prima per la classe prima. A cura di Alberto Manzi, redazione di Alberto Volpi, illustrazioni di Alfredo Brasaioli. 
  • Festa I del 1973. Corso di letture per il primo ciclo della scuola elementare, leggi il perché della mosca e la lettura sulla pace.
    Scarica il libro completo.
  • Festa III del 1972. Corso di letture per il secondo ciclo della scuola elementare, guarda l’indice analitico.
  • Zupack Rosso del 1976. Scarica alcune pagine operative.
  • Stretta la soglia larga la via del 1985. Letture per la seconda classe della scuola elementare, contiene all’interno divisa in episodi la storia di Tupiriglio, scarica il pdf della prima parte.
  • Le corse pazze dal Quaderno VITT per la classe II del 1962, “…quaderno da scrivere, da leggere, da colorare, da tagliare, un quaderno vivo che attivizza il compito di casa”.

“…il libro di lettura può essere, se letto attentamente, una miniera inesauribile di idee. Il quaderno inoltre offre agli insegnanti la possibilità di un assegno per casa nuovo, attivo, corrispondente ai bisogni del ragazzo”.

Alberto Manzi in Quaderno VITT, 1062

Sussidiari

Manzi ha curato alcune collane di sussidiari per tutte le classi di scuola elementare. Volumi “chiavi in mano”, li seguiva dall’inizio alla fine del progetto: collezionava testi e immagini, disegnava il menabò, dava precise indicazioni a grafici e tipografi su dimensioni dei testi, sul posizionamento delle immagini delle quali spesso disegnava lui stesso il modello esecutivo o il bozzetto. Come è?… Cosa fa?… Che cosa pensi che sia?… Che cosa pensi su?… Osserva e rispondi… Che differenze noti?… Vero o falso?… Uno di questi disegni rappresenta… qual è?… Ecco come nasce… metti insieme… separa… trova… sono le indicazioni ricorrenti per stimolare, provocare, divertire, al fine di fare crescere la capacità di elaborare concetti e sviluppare l’intelligenza. Perché “intelligenti si diventa” ha scritto più di una volta Alberto Manzi. Però occorrono anche buoni maestri e buoni sussidiari.

  • Bozza per le bestie feroci 
  • Bozza per la chiocciola
  • La tua Primavera del 1972. Sussidiario per la seconda classe elementare (alcune pagine)
  • Umanità del 1969. Sussidiario per la terza classe elementare (alcune pagine)
  • Il ponte d’oro del 1966. Sussidiario per la classe quinta elementare (alcune pagine)

Agende

Alberto Manzi ha collaborato alla stesura di diverse agende. In esse sono contenuti dei veri e propri compendi sul suo pensiero, con brevi introduzioni teoriche che illustrano le sue idee su didattica e pedagogia e suggerimenti per genitori ed educatori.

Alcuni brevi testi estratti dalle agende di Casa Serena, a firma del maestro Manzi:

  • E quando esce da scuola? da Agenda Casa Serena 1985
  • Giochiamo con la voce da Agenda Casa Serena 1986
  • Giocare con i rumori da Agenda Casa Serena 1986
  • Definizione del “suono” e Strumenti in casa da Agenda Casa Serena 1986
  • Due parole sul gioco da Agenda Casa Serena 1986
  • Educazione…ma che cos’è da Agenda Casa Serena 1986
  • Sulla Creatività da Agenda Casa Serena 1992
  • Ed eccoci al gioco da Agenda Casa Serena 1988
  • Perché i ragazzi non leggono? da Agenda Casa Serena, 1988
  • Riprendiamo a raccontare favole da da Agenda Casa Serena, 1988
  • Che cosa diamo per scontato? da Agenda Casa Serena 1989
  • Per non farla odiare da Agenda Casa Serena 1989
  • Il gioco è pensiero da Agenda Casa Serena, anno sconosciuto
  • L’intervento dell’adulto da Agenda Casa Serena, anno sconosciuto
  • Il gioco per lo sviluppo dell’intelligenza ovvero della psicomotricità da Agenda Casa Serena, anno sconosciuto
  • Educare alla musica da Agenda Casa Serena, anno sconosciuto


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Didattica e pensiero pedagogico
Archivio Centro Alberto Manzi
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12 Febbraio 2019

Educazione… ma che cos’è?
Potrei rispondere con le parole dei saggi, con le parole dei pedagogisti… Io, chiedendovi scusa, risponderò con parole mie. Educazione potrebbe semplicemente significare: abitudine a… osservare, riflettere, discutere, ascoltare, capire […]. Detto più semplicemente, prendere l’abitudine a pensare.

Alberto Manzi è stata una persona curiosa, attenta osservatrice delle potenzialità del suo tempo, capace di rimanere in ascolto, mettersi in dialogo, farsi domande e fare ricerca. 

La scuola dovrebbe dare ad ogni bambino e bambina il gusto di scoprire il mondo attraverso il fare, il pensare, l’immaginare, il creare e il disfare
per diventare cittadini attenti ai diritti di ognuno. Le discipline erano strumenti utili e necessari per capire e amare il mondo, per imparare a rispettare gli altri e se stessi. Manzi partiva dagli interessi dei bambini, dalle loro esperienze concrete, quotidiane, da ciò che sta sotto gli occhi (a volte non visto) per trasformarlo in scoperta e apprendimento. Imparare a imparare, prendersi il gusto della curiosità, fare relazioni tra le cose,
dare il meglio di sé da soli e in gruppo erano le regole della sua classe, senza banchi e a volte senza sedie: un foglio di carta da pacco diventava il palcoscenico per la matematica, il terrazzo il laboratorio di scienze. Ma non c’era né matematica né scienza: c’era l’urgenza di porsi domande scientifiche e matematiche sul mondo. Non c’era nemmeno la spiegazione, c’era la ricerca. Manzi voleva che i suoi alunni e alunne fossero capaci di gestire l’imprevisto che certamente avrebbero incontrato: le cose che sapevano potevano essere dimenticate, ma come le avevano scoperte sarebbe sempre loro servito.

Appassionato di strumenti e materiali (dai libri gioco scritti da lui all’ultima tecnologia che amava portare in classe per “aprirla”, scoprendo cosa c’era dentro), dalla progettazione dello spazio dell’aula a quella del territorio (come Sindaco lavorò ad un parco archeologico ora a lui dedicato), Manzi continua a interrogarci per non smettere mai di essere insegnanti curiosi, competenti e innovatori. 

Premetto: tutto questo discorsetto vuole costringerci a riflettere sull’importanza delle nostre azioni nei confronti dei bambini. Se vogliamo aiutarli a crescere anche intellettualmente, dobbiamo aver chiaro che cosa vogliamo ottenere e come possiamo ottenerlo.Che cosa diamo per scontato nell’educazione dei nostri figlioli? Innanzi tutto che l’istruzione inizi attorno ai cinque-sei anni. Non è vero. Possiamo educare l’intelligenza del bambino fin dai primi momenti della sua vita. Diamo inoltre per scontato che l’istruzione deve essere realizzata in gruppo e che il gruppo “prosegua” insiem, tutt’insieme, con tappe stabilite da un programma che non considera l’individuo, ma un “modello medio” (o mediocre, inesistente inoltre) di bambino. Diamo per scontato che è sempre valido il rapporto attivo (insegnante o adulto), passivo (bambino); che è l’insegnante che deve parlare e il bambino deve ascoltare; l’insegnante deve fare, il bambino deve ripetere. E poichè tutta la faccenda sembra funzionare, ecco che non si modifica nulla, anche quando si parla di maestro sollecitatore di attività, di classi aperte, di tempo pieno, di orari prolungati… Trasformazioni apparenti. La scuola funziona quando il bambino che va a scuola ha già acquisito certe abilità: capacità di attenzione, di comprensione delle espressioni usate dall’insegnante (che spesso ritiene che il bambino ha compreso perfettamente il suo discorso “logico”); quando ha acquisito la capacità di mettere in relazione le cose e la capacità di usare dei simboli (perciò di astrazione). Inoltre la scuola funziona se il bambino ha acquisito la capacità di autodistruzione: come inibire gran parte dell’attività muscolare, di accettare passivamente senza comprendere, di ripetere meccanicamente facendo finta di aver compreso. Questa rigenera l’odio per la scuola. E siccome l’apprendimento scientifico non può essere camuffato da parole gettate a caso, ecco l’avversione, l’odio per le scienze siano matematiche siano naturalistiche.Che fare allora? Prepararci noi per aiutare i nostri figli.In queste paginette sono suggerite delle attività.”

Alberto Manzi, Che cosa diamo per scontato?, Agenda Casa Serena, 1989

Educare a pensare

Schema riassuntivo sul concetto di “imparare a pensare” elaborato dal maestro Manzi, per il quale ringraziamo la dott.ssa Lucilla Valeri.


Negli appunti dattiloscritti redatti per il suo intervento ad una conferenza a Genova nel marzo del ’96, Manzi scrive:

“È utile mandare il bambino alla scuola materna o no? (…) Ebbene il bambino di fronte ad ogni situazione, riflette, analizza, cerca di darsi una risposta. La sua capacità di ragionamento inizia SUBITO. (…) Non si nasce intelligenti. Si DIVENTA intelligenti. (…) Occorre che il bambino sia sollecitato a saper vedere, a saper osservare, a riflettere sulle cose, a ragionare sulle cose… ossia sollecitato a pensare, a fare, a parlare… Allora, quali esperienze? Tutte quelle possibili. (…).


Il bambino secondo Alberto Manzi

Appunti scuola – problemi dei bambini

Questo documento dattiloscritto contiene alcuni aspetti problematici riguardo all’educazione del bambino e al ruolo della scuola.

Il bambino è competente

Alberto Manzi insisteva nel sostenere l’importanza del rispetto del bambino, di ogni suo sforzo teso a capire il mondo e se stesso: “il bambino ha una rete di conoscenze di una complessità insospettata; fatti e conoscenze diverse sono legati tra loro in modo rigoroso e coerente. […] Questo sforzo di capire e spiegare i fatti, esiste. Non deve essere dimenticato o distrutto. […] Sembra di perdere molto tempo, ma solo così possiamo entrare nel suo mondo.”

La didattica deve costruirsi intorno a oggetti, strumenti, situazioni e esperienze che rendano protagonista l’alunno: “il bambino costruisce il suo sapere lavorando con le cose, ragionando sulle cose, osservando le cose. […] Costruisce il suo sapere non raggruppando una conoscenza sull’altra, ma assimilando le informazioni e le esperienze, mettendole in relazione alle conoscenze precedenti. Non possiamo aiutarlo ad ampliare i suoi concetti se non sappiamo quello che sa.”

Una scuola in grado di innovare se stessa deve saper sostenere i suoi insegnanti affinché sappiano trasformare il loro modo di insegnare: “Rinnovarsi non è inventare modi nuovi per dire cose vecchie ma una trasformazione totale per educare a pensare per preparare un individuo – per un futuro imprevedibile – a saper ricostruire continuamente il suo sapere sviluppando modi di guardare la realtà e modi di mettersi in relazione con la realtà (…)”

Il tempo dell’apprendimento

Leggi gli appunti preparati dal maestro Manzi per il suo intervento alla conferenza tenuta a Desenzano del Garda nel settembre del 1996.

Il diritto del bambino all’istruzione

(Trascrizione dell’originale) – In queste brevi frasi è racchiusa tutta l’importanza dell’istruzione: “qualcosa che deve nutrire per tutta la vita”. (…) Che cosa significa “diritto all’istruzione?” Offrire conoscenze che aiutano a migliorare in qualche modo la nostra cultura e, di conseguenza, aiutano a migliorare l’umanità. Istruire per crescere, istruire per rendere, non dico uguali, ma migliori, dove ogni individuo raggiunge più, molto più, dell’indispensabile. (…) Ci si limita a dare informazioni, ad istruire, rimanendo conformisti di fronte ad una cultura precostituita, non rispetta il diritto all’istruzione dell’individuo, dato che il sapere deve attivare l’intelligenza. L’intelligenza si sviluppa pensando. Educare a pensare non significa imporre contenuti; non significa dire “come deve fare”, ma significa porre un individuo in attività. Noi pensiamo tutte le volte che non abbiamo soluzioni pronte per superare una determinata difficoltà o risolvere un determinato problema. Educare a pensare significa rendere un individuo capace di reagire prontamente e obiettivamente di fronte all’imprevisto; abituarlo a saper vedere le cose, a saper ragionare sulle cose stimolandone la capacità di riflessione e di analisi, a saper connettere insieme aspetti di quel che sta osservando o di cui sta parlando, con parti di esperienze passate. (…)  ma per educarlo a questo dobbiamo sviluppare il più possibile la sua intelligenza. Non si nasce intelligenti: si diventa intelligenti. E l’intelligenza può essere sviluppata, e tutto confluisce allo sviluppo dell’intelligenza. Pensare non è apprendere delle cose particolari, ma è l’insieme dello sviluppo intellettivo. Educare a pensare significa anche creare una atmosfera intelligente dove crescere, un ambiente dove si realizzano situazioni favorevoli alla crescita intellettiva. Educare a pensare significa anche prevenire la necessità di un recupero. Se educhiamo in questo senso abbiamo veramente rispettato il diritto all’istruzione.


Risponde la scuola alle esigenze della società di oggi?

Nel documento dattiloscritto intitolato “Perché della necessità di una trasformazione“, Alberto Manzi espone alcune riflessioni, critiche e analisi delle cause di insuccesso della scuola di oggi. Altre osservazioni sono contenute nel documento:

  • Sollecito alla compilazione delle pagelle
  • Lettera di Alberto Manzi intitolata: Motivi per i quali l’insegnante non usa classificare gli alunni
  • Uno spettro si aggira nella scuola: é il fantasma della tradizione?
  • Facciamo una scuola: seduti sull’erba

Appunti di didattica

L’archivio conserva appunti, quaderni, libri e materiale che permettono di capire come il maestro impostava il suo lavoro in classe con gli alunni. Alcune “lezioni” sono più strutturate perché Manzi produsse degli opuscoli divulgativi che furono pubblicati per fornire un supporto al lavoro operativo a scuola.

  • Appunti per rapidi disegni alla lavagna
  • Spunti per lezioni di educazione civica: la società
  • Il pianeta chiamato Terra
  • Nuove lezioni di didattica
  • Come sollecitare lo sviluppo della fantasia creativa
  • Sviluppo concetti e attività mentali
  • Logica narrativa
  • Esercitazioni – Dettato – Disegno obbligato
  • altri esempi di esercitazioni
  • Espressione
  • altri esempi di esercizi
  • Analisi logica e grammaticale
  • Discussione e analisi scientifica
  • E quando esce da scuola? da Agenda Casa Serena 1985
  • Educazione…ma che cos’è da Agenda Casa Serena 1986
  • I Nuovi Programmi per la scuola elementare
  • La pre-adolescenza

Lavorare in classe

Dalle trasmissioni televisive arrivano numerosi spunti operativi della proposta didattica e pedagogica di Manzi.
Alcuni concetti chiave:

  • Far vivere un problema: è fondamentale che il mondo, le discipline, la realtà possano essere vissuti come problemi appassionanti, capaci di sfidare i bambini e quello che già sanno facendo nascere in loro una “tensione cognitiva”.
  • Fare discutere e verificare: attraverso la dimensione operativa del fare, manipolando strumenti, materiali, oggetti i bambini e le bambine rivelano a se stessi e alla classe quello che già sanno, come lo sanno, fanno ipotesi, immaginano soluzioni. La dimensione del fare permette anche di verificare cosa accade e come. E di documentare l’esperienza vissuta affinché possa lasciare una traccia (questo è apprendimento per Manzi: “l’esperienza che lascia una traccia”).
  • Formazione di un nuovo concetto e linguaggio: il nuovo concetto va a riorganizzare tutta la mappa del sapere del bambino, il linguaggio diventa più preciso perché al bambino servono le “parole giuste” per potersi esprimere, per condividere le proprie scoperte, per far capire il proprio pensiero.

Se vuoi studiare direttamente sugli originali, di seguito una selezione da discipline diverse.


Competenze linguistiche

I Quaderni del Castoro: schede di educazione linguistica
Di Alberto Manzi. Edizioni Moderne, Bologna, 1989.
Scarica il quaderno per la classe prima
Scarica il quaderno per la classe seconda

“Le parole e i modi di dire sono importanti per lo sviluppo cognitivo; aiutano a costruire una relazione sempre più precisa tra i modi di guardare, di fare, di dire. Quando noi diciamo: ” prendi tutte le strisce…” oppure “prendi quelle lunghe e corte”; “prendi quelle lunghe o quelle corte”; “prendi una striscia…” obblighiamo il bambino a rendersi consapevole del significato delle parole; significato che lui stesso può controllare rendendosi così responsabile delle sue azioni e delle parole che usa. (…) Se inventiamo una storia dove Pinocchio e Geppetto vengono a cena da noi, ha senso inserire domande e richieste di vario tipo ed è anche possibile costruire alternative diverse (Dobbiamo apparecchiare la tavola per Geppetto e Pinocchio…ma se viene anche la fata turchina?… e se due piatti si rompono?…).

Nelle “storie” che andiamo inventando con il bambino le “complicazioni” sono o possono essere diverse e questo ci permette di spaziare e trasformare e ripetere e approfondire senza annoiare (ripeto: mai durare piu’ di dieci minuti con questi giochi, e se il bambino ha quattro anni o meno, il tempo deve ridursi sempre piu’). Un conto è dire: “di che colore è questo?… Metti insieme quelli dello stesso colore”, e un conto è dire: preparar tutto quel che serve a Pinocchio e a Geppetto per poter mangiare la minestra. Qui deve affrontare una situazione in cui occorre fare attenzione e alla qualità e alla funzione degli oggetti, e alla numerosità. E se abbiamo un solo piatto per mettere la minestra? Mangerà solo Pinocchio o solo Geppetto? Possono fare metà per uno?… Servirà il coltello per mangiare la minestra? E perchè no? La forchetta. allora? Occorre il bicchiere?… Se il bambino sbaglia, ha, in genere, una spiegazione che corrisponde ad un suo modo di guardare le cose. Quel che occorre fare è offrirgli situazioni diverse che lo aiutino a “vedere”, ossia a cambiare i suoi modi di guardare; il che, di conseguenza, porterà ad avere spiegazioni “cambiate”; risposte “cambiate”.

da Agenda Casa Serena 1989

A seguire alcuni esempi di temi degli alunni del maestro Manzi. I titoli ci permettono di capire come per Manzi fosse primaria la necessità di abituare a pensare soprattutto sulle cose che i bambini potevano dare per scontate.

  • Come prendo un bicchiere d’acqua – di Anna Paola
  • Come prendo un bicchiere d’acqua – di Leonardo
  • Come si riempie un bicchiere
  • Come prendo un libro dalla cartella – di Anna Paola
  • Come prendo un libro dalla cartella – di Marco
  • Come prendo un libro dalla cartella – di Leonardo

La lettura

Saper leggere è comprendere esattamente ciò che si è letto, apprezzare il valore e l’esattezza; riflettere e giudicare.L’apprendimento passa attraverso stadi successivi di acquisizione:
1) ed. sensomotoria
2) sviluppo del linguaggio (articolazione e pronuncia)
3) acquisizione meccanismi fondamentali
4) lettura orale
5) comprensione della lettura
6) lettura espressiva
7) lettura personale

estratto da un documento manoscritto originale

 E il libro è faticoso, spesso noioso; (…). In verità la colpa non è della televisione (anche se la televisione potrebbe fare molto per sollecitare la lettura, e non solo dei bambini), il fatto è che i bambini non sono stati educati al “gusto” della lettura. Iniziano a leggere su i libri scolastici dove spesso si parla di tutto, dei problemi sociali, delle guerre, delle malattie, della fame nel mondo…e ci si dimentica che proprio questi primi libri dovrebbero invece suscitare interesse alla lettura, gusto alla lettura. Spesso ci si dimentica che anche il saper leggere sviluppa la crescita intellettiva ma non si ha gusto a leggere se quel che si legge non ci interessa. ll punto è proprio questo: dopo aver fatto tanti sforzi per imparare a leggere, il bambino scopre un libro insulso, pieno di cose che costano fatica ad essere comprese e che non gli dicono proprio nulla.

Perché i ragazzi non leggono? da Agenda Casa Serena, 1988

Esercizi e suggerimenti per stimolare la comprensione della lettura:

  • Coinvolgere l’ascoltatore
  • La lettura e il disegno
  • La storia a soggetto – Frasi storiche

La favola

Su suggerimento del maestro Manzi proponiamo, in questa sezione, la Favola come mezzo privilegiato per iniziare il bambino alla lettura.

ll tempo della favola
La favola nei libri di testo

La favola: che cos’è? (…) é un modo di preparare il bambino alla realtà della vita; la favola è “scienza”, non invenzione fantastica (…)Oggi è rimasta la favola incisa sul disco o trasformata in cartone animato propinato a iosa dalla televisione: non c’è più il “mediatore” , però; e allora la favola diventa una esperienza che non viene rielaborata, pertanto non ha più una funzione liberatoria. Rimane l’informazione, l’esperienza, ma non essendo mediata non sappiamo quale condizionamento potrà produrre. Così la favola “il narrare favole” sta scomparendo per colpa della pigrizia dell’adulto.


Riprendiamo a raccontare favole da da Agenda Casa Serena, 1988

Competenze matematico-scientifiche

  • Fare e Disfare n. 1 
  • Fare e Disfare n. 2
  • Fare e Disfare n. 3
  • Fare e Disfare n. 4
  • Fare e Disfare n. 5
  • Fare e Disfare n. 6
  • I Quaderni del Castoro – schede di educazione logico-matematica per la classe prima
  • A Casa come a Scuola (1974) – quaderno di aritmetica per la classe prima
  • schede tratte dal libro Stretta la soglia per la classe seconda
  • schede didattiche Che cosa può essere
  • scheda per calcolo veloce
  • spiegazione delle centinaia

“Mio figlio non è portato per la matematica”, chi non ha sentito dire almeno una volta una frase del genere? Oppure: “Sa, non può farcela, non ha proprio il bernoccolo della matematica”. Già, la “capacità matematica” sembra un qualcosa che deve piovere dall’alto, o frutto di qualche gene particolare che si trasmette all’atto della procreazione. Difficilmente ci si chiede se quel bambino non capisce la matematica perché gli adulti non sono stati capaci di aiutarlo a “ragionare sulle cose”. Difficilmente ci si chiede se non siamo stati proprio noi i responsabili della sua avversione e, di conseguenza, della sua incapacità matematica. Se andiamo a sviscerare il problema ci accorgiamo che il più delle volte chi afferma di odiare la matematica ha avuto un cattivo incontro con essa. Possiamo affermare che molte volte la responsabilità di questa avversione ricade proprio sulla scuola che, preoccupata di far fare presto addizioni e sottrazioni, divisioni e moltiplicazioni, dimentica che occorre innanzi tutto che il bambino giunga al “concetto di numero” dopo aver “lavorato” con delle quantità, dopo aver “ragionato” sulle cose; e non si può ragionare sulle cose se non si impara a “vedere” le cose, a mettere in relazione ciò che si vede con le cose, se non si impara a valutare, confrontare, associare, se non si impara a spezzare le relazioni complesse per poter arrivare al nocciolo della questione… Tutto ciò sembra dimenticato dalla scuola, sembra ignorato dai genitori. Ci si dimentica che l’intelligenza “cresce” se viene usata ma non solo per ripetere meccanicamente delle nozioni, ma sollecitata da esperienze che vanno accumulandosi, che vanno ad intrecciarsi con esperienze passate, che vanno modificandosi in continuazione… Ci si dimentica che il linguaggio è l’altro elemento importante per la formazione dei concetti (perciò della crescita intellettiva); ma se non si fanno cose, su cosa si parla? Come preciso il linguaggio se non ho…da precisare qualcosa? In queste note vogliamo raccontare come si può aiutare il bambino a sviluppare modi di vedere le cose, modi di ragionare sulle cose, modi di… amare la matematica.

Per non farla odiare, Alberto Manzi, da Agenda Casa Serena 1989

La Classificazione

  • 1° tappa: classificare attraverso il colore
  • Classificare forme diverse con lo stesso colore
  • 2° tappa: classificare attraverso le forme
  • 3° tappa: classificare attraverso la grandezza
  • 4° tappa: associare coerentemente
  • Riconoscere le sequenze
  • 5° tappa: conservazione della quantità
  • 6° e 7° tappa: seriazione e numerosità

Educazione scientifica

  • Finalità generali e obiettivi dell’educazione scientifica
  • La scuola deve… Il ruolo dell’Educazione scientifica nella scuola
  • Accorgersi e capire
  • L’obiettivo del numero
  • Capire e spiegare la biologia con Maria Arcà
  • I modi del lavoro in classe
  • Educazione alla biologia
  • Le sostanze buone, le sostanze cattive
  • Cosa c’è dentro a una gallina? 
  • Le zampe degli insetti
  • A cosa serve questa parte del nostro corpo?
  • La bicicletta e le sue parti
  • Volete proprio andare sulle comete
  • Lo spirito del nord
  • L’argonauta
  • Il mostro degli abissi
  • Occhi meravigliosi
  • Una cipolla è uguale a un elefante?
  • I grandi viaggi delle piante
  • La terra vive
  • Il mare
  • Le meravigliose stelle
  • I meravigliosi robot
  • Come riesce a pensare una macchina?
  • I segreti del prato
  • Strane alleanze
  • Il grande calunniato
  • Eppur si muove…
  • La terra è il sasso che si spappola…

Il gioco

È stato accennato che abbiamo due grandi strumenti a disposizione per aiutare l’intelligenza a crescere: le favole e il gioco. Che significa giocare? Questa azione istintiva del bambino è stata spesso trascurata e considerata una semplice perdita di tempo, un modo di scaricare le energie superflue ed anche un modo per non avere i piccoli tra i piedi. ll gioco invece ha diverse finalità: è usato dai bambini per imitare il comportamento degli adulti e apprendere le tecniche e i ruoli dell’età matura. ll bambino ripropone a se stesso situazioni e atteggiamenti relativi al mondo degli adulti attraverso una sua personale interpretazione che va man mano modificando e correggendo in base ad esperienze successive. ll gioco è anche un modo per apprendere delle tecniche per raggiungere determinati obiettivi. Può anche essere un modo di “essere” senza nessuno scopo. Quel che ci interessa rilevare è che con il gioco il bambino sviluppa creatività, invenzione e ricerca, fattori che sono di primaria importanza per poter affrontare nel futuro ogni imprevisto e saper esaminare un qualsiasi problema e tentare di risolverlo. E con la continua trasformazione tecnologica attuale, con le scoperte che si susseguono a ritmo accelerato e le invenzioni che si sovrappongono freneticamente, un individuo deve essere preparato a saper affrontare l’imprevisto. ll gioco è uno dei mezzi per sviluppare l’intelligenza; è nel gioco che il bambino inizia i primi processi di astrazione; è il modo attraverso il quale il bambino si crea delle situazioni immaginarie per superare il limite delle sue possibilità di azione; è un ampliare i propri limiti, per acquistare un po’ più ampia consapevolezza di se stesso, delle sue capacità, del suo essere tra le cose. ll bambino impegnato nel gioco manipola, associa, combina in modo nuovo cose “vecchie”, crea relazioni insolite tra parole, oggetti e persone. Queste esperienze favoriscono lo sviluppo del linguaggio e del pensiero.

Ed eccoci al giocoda Agenda Casa Serena 1988

È grazie ai movimenti del suo corpo, al toccare, al sentire, al disfare, al provare…che il bambino costruisce le sue esperienze, che conquista e organizza lo spazio, che realizza il concetto di tempo, che precisa le relazioni tra sé e le cose, sé e gli altri…ossia forma i suoi concetti: pensa.

Il gioco è pensiero, Agenda Casa Serena, anno sconosciuto

Manuale per genitori che vogliano aiutare lo sviluppo dell’intelligenza

  • Due parole sul gioco da Agenda Casa Serena 1986
  • L’intervento dell’adulto, Agenda Casa Serena, anno sconosciuto
  • Kim si è iscritto a scuola. Affrontiamo con il contributo del maestro Alberto Manzi il difficile problema del ruolo del gioco nella scuola italiana. Centro Documentazione Agesci – Scout – Proposta Educativa, 1981, n.28, pagg.48-49

Psicomotricità

Esempi di esercizi proposti dal maestro Manzi sulla psicomotricità

Il gioco per lo sviluppo dell’intelligenza ovvero della psicomotricità da Agenda Casa Serena, anno sconosciuto


Educazione musicale

È preferibile iniziare con dei semplici ritmi, per non mettere in crisi il bambino. Infatti gli si chiede di seguire, con movimenti del corpo, il ritmo della musica; come vuole lui, senza nessuna preoccupazione. Alla ripetizione dello stesso ritmo musicale gli si chieda di inventare movimenti diversi in modo che sia costretto a “creare” (…) figure nuove. Se riesce ad inventare movimenti diversi sullo stesso ritmo musicale, si può chiedergli di inventare nuovi ritmi di movimento.

Musica e movimento, da Agenda Casa Serena 1986

Educare alla musica
E con gli strumenti, musica!


Educazione interculturale

Il maestro Manzi teneva molto ad un’educazione di taglio interculturale. Questa la frase conclusiva della conferenza tenuta ad Orbetello nel giugno del 1997 riguardo ad Una metodologia didattica per l’educazione interculturale. Leggi gli appunti dell’intervento completo.

Su “Il Giornalino“, nel 1979, pubblica un inserto molto interessante intitolato Ogni bambino ha diritto…. 
Da un lavoro svolto con i suoi alunni, il maestro Manzi trarrà il suo manifesto contro il razzismo. Leggi gli appunti per il testo.  In ogni sfaccettatura dell’azione educativa e didattica del maestro Manzi è possibile rintracciare i valori e gli ideali che sottostanno alla sua concezione di Educazione Interculturale. Testi come Ti racconto la Storia – Prime civiltà lungo il Fiume Giallo: i Cinesi o Popoli Primitivi Oggi: Asia e Oceania ne sono esempio. 

Inoltre per anni si dedicò all’apprendimento della lingua italiana degli stranieri con il programma Impariamo Insieme. Riportiamo qualche esempio delle pagine del libro Insieme – corso di lingua italiana per stranieri, Ed. Janus Bergamo, scritto da Alberto Manzi e Bruna Boldrin.

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Divulgazione scientifica
Archivio Centro Alberto Manzi
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12 Febbraio 2019

Alberto Manzi è un raro esempio di come fatto artistico e intenzione pedagogica possano abilmente fondersi. Se nei romanzi, però, non esiste vera e propria mira d’insegnare, nelle pubblicazioni a carattere scientifico questo è naturalmente il fine esplicito. La tecnica di Manzi è sempre la stessa: prima egli si documenta a fondo sull’argomento che sta per trattare, quindi inizia l’esposizione riconducendo il discorso a fatti leggendari o avventurosi, con l’aria di star raccontando tranquillamente vecchie storie sconosciute. Infine passa alla realtà, ma sempre col tono di chi continuamente scopre per caso mondi nuovi e viene assalito allora dalla curiosità di saperne di più.

Tratto da Alberto Manzi o il fascino dell’infanzia, scritto da Daniele Giancane e edito da Rino Fabbri Editore

Manzi fu appassionato divulgatore scientifico. Una galleria di immagini e testi per introdurci nel suo lavoro.


Vedere e Capire

Vedere e Capire è l’enciclopedia monografica della scienza edita da Bompiani (1968), scritta da Alberto Manzi e curata graficamente da Bruno Munari.
Leggi alcuni estratti dai primi 3 volumi:

  • Volume I – La terra e i suoi segreti. L’universo, la formazione e l’evoluzione della terra attraverso le ere geologiche
  • Volume II – Gli animali intorno a noi. Le loro abitudini, i loro parenti, i loro antenati
  • Volume III – Gli animali e il loro ambiente. La foresta, i deserti, gli abissi marini, il cielo

Altre opere a carattere scientifico del maestro Manzi

  • Animali grandi, piccoli, così così
  • Collana Incontri con la natura – Strani animali
  • Collana Incontri con la natura – Le meraviglie del mondo alato
  • Collana Incontri con la natura – I dominatori dell’aria
  • Collana Incontri con la natura – I misteriosi serpenti
  • Collana Incontri con la natura – Strane alleanze
  • Città nel prato – Capitolo Segreti del prato
  • Ed in cambio che cosa useremo?
  • Energia atomica, l’energia del futuro
  • Gli animali a casa loro
  • Il cibo nel futuro
  • La conquista della Luna
  • Misteri degli abissi
  • Scienze
  • Vogliamo conoscerci? – I cani
  • Vogliamo conoscerci? – Le scimmie
  • Vogliamo conoscerci? – I colossi
  • Vogliamo conoscerci? – Gli uccelli
  • Collana I grandi pionieri – Pasteur
  • Laik, il lemmo

Il pianeta chiamato terra

Materiale scientifico preparato negli anni 1969-1986 che viene suddiviso per sezioni come: 
– l’aria (l’invisibile oceano; com’è divisa l’atmosfera; il ciclo dell’aria; i movimenti dell’aria; perché varia il tempo; che tempo farà domani; le previsioni popolari; come nascono le nubi; perché piove; il tornado; le aurore polari); 
– le acque (il mare; i movimenti del mare; il fondo marino; mare costruttore e distruttore; le richezze del mare; le acque della terraferma; il fiume; laghi, stagni, paludi, ghiacciai); 
– la storia della terra (la Terra scrive la sua storia; come nasce un fossile; scienziati polizzioti; come avviene il lavoro di ricostruzione; la comparsa della vita sulla Terra); 
– il sistema planetario (i nostri vicini; andremo su Marte; l’anno – luce; energia solare; queste imprevedibili stelle; l’uomo conquista lo spazio; presto, molto presto nella Luna).
 

Con un linguaggio nello stesso tempo tecnico e semplice a tal punto da rendere il testo accessibile a tutti, adolescenti e adulti di qualsiasi grado di istruzione, vengono raccontati, come in una piccola enciclopedia, le origini dei mari, dei fiumi e dei laghi, la composizione chimica delle acque, i benefici che noi abitanti del pianeta Terra ne traiamo, i fenomeni atmosferici e la storia dell’evoluzione della Terra.

Il maestro Manzi racconta anche delle prime spedizioni fatte negli anni ’60 e di quelle che sarebbero seguite e dà le informazioni raccolte sul pianeta Marte dalla sonda spaziale nel 1971. Parlando del Sole, della Luna e delle stelle il maestro si sofferma anche sulla spiegazione di misure come l'”anno – luce“.


La via migliore

I dattiloscritti sono materiali che Alberto Manzi preparava per la stesura degli articoli che pubblicava sulla rivista La Via Migliore. 

Dattiloscritto di 9 pagine sulla patata e sul suo utilizzo in Europa, sul pane sanguinante per la presenza di batteri che, a temperatura alta, coloravano di rosso la crosta del pane evocando suggestioni superstiziose e sulla Fame nascosta e i danni agli uomini che si nutrivano esclusivamente di farina di mais (pellagra), di riso ( Beri-beri9 ecc.).

Dattiloscritto di 16 pagine sul mais e sulla sua storia. Dalla scoperta del mais dei Padri Pellegrini nel Nord America all’Impero Atzeco che considera il mais un vero dono, dalla Trinità Inca Sole-Mais e Oro  alla sua coltivazione in Europa  a quella Araba.

Dattiloscritto di 7 pagine dal titolo La guerra contro la fame quella guerra che Alberto Manzi considera la più grande conquista dell’uomo e dattiloscritto di 4 pagine sulla fame nel mondo. Questi due dattiloscritti non solo danno una fotografia dello stato attuale del fenomeno, ma portano anche a riflessioni sulle varie possibilità per fronteggiare il problema.

Dattiloscritto di 6 pagine sui bisogni dell’uomo  da utilizzare, forse, come traccia di lettura per una trasmissione nel 1967 (non si capisce se radiofonica oppure televisiva) sul fenomeno “fame” e dattiloscritto di 1 pagina probabilmente come schema per lo speciale dal titolo Il grande viaggiatore.

Dattilocritto di n. 12 pagine che riguarda la storia della casa per l’uomo nelle varie epoche e regioni del mondo.

Dattiloscritto di 3 pagine dal titolo Il signor architetto che evidenzia il cambiamento del lavoro  dell’architetto dalla civiltà egizia, greca e romana da ideatore di monumenti  e  tombe per faraoni, grandi capi e re alla funzione dell’architetto di oggi come costruttore di case per tutti;

Dattiloscritto di 2 pagine dal titolo Il cantiere edilizio dove Manzi si sofferma sulla nascita del cantiere quale luogo di organizzazione del lavoro per la realizzazione di case e sulle nuove esigenze che nascono sia in ambito progettuale che di semplice manovalanza e sulle principali tecniche di realizzazione delle abitazioni;

Dattiloscritto di 3 pagine dal titolo E all’inizio fu soltanto rifugio  sull’evoluzione dell’importanza della casa da rifugio ad abitazione stabile e confortevole con indicazione sulle principali tecniche usate per l’evoluzione della casa nei vari ambienti ed epoche.

Manoscritto di n. 11 paginette con indicazioni, spunti e schizzi grafici riguardanti la storia della casa da rifugio ad abitazione.

Manoscritto di n. 6 pagine sulla storia della casa da rifugio ad abitazione e n. 3 pagine dattiloscritte di preparazione a lezioni sulla storia della casa.

Dattiloscritto di 3 pagine dal  titolo E all’inizio fu solo rifugio che riprende gli argomenti degli altri dattiloscritti.

Sfoglia gli speciali: 

  • Come volano gli uccelli  Ottobre 1972, n. 1 (1E) 
  • Chi abita nello stagno?  Novembre 1972, n. 2 (2E) 
  • Un attimo prima… poi Natale  Dicembre 1972, n. 4 (3E) 
  • Le meravigliose stelle Gennaio 1973, n. 5 (4E) 
  • Viaggio al centro della terra  Febbraio 1973, n. 7 (5E) 
  • I misteri delle terre inesplorate  Marzo 1973, n. 8 (6E)  
  • Ma è proprio vero? Aprile 1973, n. 10 (7E) 
  • La mano Ottobre 1973, n. 1 (1E) 
  • La fotografia Novembre 1973, n. 2 (2E)
  • La cometa di Natale  Dicembre 1973, n. 4 (3E)
  • L’atomo  Gennaio 1974, n. 5 (4E)
  • Giochiamo con…  Febbraio 1974, n. 7 (5E) 
  • Le piante Marzo 1974, n. 8 (6E)
  • EstateAprile 1974, n. 10 (7E) 
  • Ma il latte è proprio bianco?Ottobre 1974, n. 1 (1E)
  • Questa mite, terribile pecora Novembre 1974, n. 2 (2E)  
  • Le piante di Natale Dicembre 1974, n. 3 (3E)
  • Le navi che camminano sulla terra ferma Gennaio 1975, n. 5 (4E)
  • La preistoria: fantasia e realtà Febbraio 1975m n. 7 (5E) 
  • La febbre del bosco Marzo 1975, n. 8 (6E)
  • Come nasce un formaggio Maggio 1975, n. 10 (1E) 
  • Prima del grande sonno Dicembre 1977, n.1 (1E) 
  •  L’uomo e la città  Gennaio 1978, n. 2 (1M)
  • Maschere Marionette Burattini Gennaio 1978, n. 3 (2E) 
  • L’Uomo e la Campagna Febbraio 1978, n. 4 (2M)
  • La leggenda del Po Febbraio 1978, n.5 (3E)
  • Storia della Moda Marzo 1978, n. 6. (4E) 
  • La storia della civiltà e la conquista dell’energia Aprile 1978, n. 7 (3M)
  • Pianeta Mare  Aprile 1978, n. 8 (5E)
  • Mondiali di calcio Maggio 1978, n. 9 (4M)
  • Territorio e ambienti  Dicembre 1978, n. 1 (1E)
  • UFO Gennaio 1979, n. 2 (1M)
  • Ambiente e individui Gennaio 1979, n. 3 (2E)
  • Gli esseri viventi Febbraio 1979, n. 4 (3E)
  • Pompei  Febbraio 1979, n. 5 (2M)
  • Le trasformazioni Marzo 1979, n. 6 (4E)
  • Il Nilo Aprile 1979, n.7 (3M)
  • Viviamo in mezzo a… Aprile 1979, n. 8 (5E)
  • Storia della Posta Maggio 1979, n. 9 (4M)  
  • L’Energia Maggio 1979, n. 10 (6E)
  • L’Uomo contro la Fame. La Grande Battaglia Gennaio 1980, n. 1 (1E) 
  • La Storia dell’Abitazione Febbraio 1980, n. 2 (1M) 
  • Il Pane e l’Uomo Febbraio 1980, n. 3 (2E)
  • La conquista dei cieli Marzo 1980, n. 4 (2M)
  • Il Grande Viaggiatore Marzo 1980, n. 5 (3E)
  • Storia dell’alimentazione Aprile 1980, n. 6 (4E)
  • L’Artigianato 1980, n. 7 (3M)
  • L’Uomo Allevatore Maggio 1980, n. 8 (5E)
  • Olimpiadi – Mosca 1980 Maggio 1980, n.9 (4M)
  • Storia dell’alimentazione Giugno 1980, n. 10 (6E)
  • La Casa 1981, n. 1 (1E)
  • Il Terremoto 1981, n. 2 (1M)
  • Mezzi di trasporto 1981, n. 3 (2E)
  • I popoli primitivi 1981, n. 4 (2M)
  • La Comunicazione  1981 n. 5 (3E)
  • La Medicina 1981, n. 6 (4E)
  • La Fotografia 1981, n. 7 (3M)
  • L’Energia  1981, n. 8 (5E)
  • Il sistema solare 1981, n. 9 (4M)
  • La Cibernetica 1981, n. 10 (6E)
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Narrativa
Archivio Centro Alberto Manzi, Proposte Lavoro a Casa
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12 Febbraio 2019

“È necessario riprendere a raccontare fiabe perché il bambino sta perdendo sempre più il rapporto con gli adulti; gli adulti stanno sempre più trascurando i bambini pur credendo di offrir loro tutto quel che è possibile. Invece non offrono più fiducia, non sanno più aiutare un bambino a credere in se stesso.
Per aiutarlo a crescere in modo intelligente senza imporre nulla (l’imposizione non aiuta ad accumulare esperienze, ad arricchire il linguaggio, a formare concetti) abbiamo a disposizione tre grandi strumenti: la fiaba, il gioco, la lettura. È su questi problemi che vorremmo fermare l’attenzione per puntualizzare ed aiutare insegnanti e genitori ad aiutare i bambini a crescere.”

Da Riprendiamo a raccontare fiabe di Alberto Manzi

Alcuni racconti e fiabe che il Centro Alberto Manzi mette a disposizione del pubblico perché non più disponibili in commercio, da leggere a scuola o in famiglia.

  • Vogliamo conoscerci? – I cani
  • Vogliamo conoscerci? – Gli uccelli
  • Vogliamo conoscerci? – Le scimmie
  • Vogliamo conoscerci? – I colossi
  • Storie senza tempo (per la copia di questo libro si ringrazia lo Studio Bibliografico Orfeo, Bologna)
  • Nessuno è importante
  • Dal diario di bordo
  • Il mistero della macchia nera
  • I popoli raccontano – Asia (1961)
  • I popoli raccontano – Africa (1961)
  • I popoli raccontano – America e Oceania (1971)
  • Ti racconto la Storia – Prime civiltà lungo il Fiume Giallo: i Cinesi (1990)
  • Noce di cocco
  • Zip nemico pubblico numero uno
  • Criek, la curiosa
  • Le fantastiche storie di
  • Tiak, la volpe

Quattro di queste favole sono diventate anche dei video-racconti con traduzione nella Lingua dei Segni (L.I.S.), visibili alla pagina Segni per favole.


Opere di narrativa principali

Testa rossa

Con un linguaggio fiabesco Alberto Manzi vuole raggiungere i più piccoli e proporre loro valori importanti come l’amore e la pace che devono sconfiggere l’odio, la guerra e regnare in tutto il mondo. Pierone, Memmo, Riccardo, Claudio, Fausto, Alda, Massimo, Marco e Roberta sono i personaggi dell’avventura narrata e, come tutti i bambini, bramano la gioia di vivere felici e beati in un mondo accogliente. E se questo paradiso venisse minacciato non esiterebbero ad utilizzare la fantasia, arma vincente di questo mondo ingenuo.
In archivio è possibile trovare sia il libro che il dattiloscritto originale di questo lavoro dallo stesso titolo pubblicato nel 1968 da Valentino Bompiani.

Testa rossa è disponibile in versione audiolibro, letto da Giulia Manzi.

Tupiriglio

Tupiriglio, come sostiene l’autore stesso, rappresenta l’insieme di tutti quei bambini tanto incontrati nelle tradizioni popolari di ogni paese e concretizza l’ingenuità e la bontà infantile che spesso vengono prese per stupidità da parte degli adulti. Sono adulti che spesso non sanno che per comunicare con un bambino bisogna utilizzare altri codici linguistici e che l’esperienza sarà per lui una buona consigliera. Tupiriglio è una storiella per tutti, bambini e adulti, perché tutti noi, nonostante l’età, abbiamo bisogno di un pò di fantasia e di sorridere chiudendoci in un mondo magico per qualche momento durante giornate a volte “noiose”…

Tupiriglio è disponibile in versione audiolibro, letto da Giulia Manzi.

E c’era una volta

Una raccolta due fiabe consultabile presso il Centro.
La prima fiaba racconta di quattro animali: un asino, un cane, un gatto e un gallo che diventano amici per il bisogno di fuggire dal  destino che serbavano per loro i rispettivi padroni. Nella certezza di essere dei bravissimi cantanti e che avrebbero fatto fortuna con questa loro dotte i nostri quattro amici si trovano a fare i conti con una banda di briganti. Il messaggio che questo racconto vuole trasmettere è “Canta che…”
La seconda fiaba racconta di come l’onestà e la laboriosità vince contro la disonestà e l’imbroglio e per dare questo messaggio il narratore usa la figura di un ragazzino bisognoso che soccorre la madre imbrogliata dal ricco datore di lavoro senza scrupoli.

La signora Murd

Con questo racconto l’autore parla della malvagità della guerra che vede vittime anche tra i più innocenti che sono i bambini e dà un nome umano a quella che il lettore fino a metà del racconto non riesce a collocare tra gli esseri umani o tra le costruzioni dell’uomo. Chi è la signora Murd? È ognuno di noi che trova dentro di sé a lottare due forze contrapposte: la morte e la vita, la malvagità motivata dietro una “giusta” causa e l’amore.


Scrisse anche molti romanzi. I principali sono:

Grogh, storia di un castoro

Grogh, storia di un castoro, 1950, Milano, Gruppo Editoriale Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas

Grogh, storia di un castoro è il primo lavoro letterario di Alberto Manzi. Il romanzo nasce come storia inventata in un lavoro di gruppo con i ragazzi del carcere minorile “A. Gabelli”. Il libro è pubblicato da Bompiani nel 1950, vince il Premio Collodi e in seguito viene tradotto in oltre 20 lingue. Racconta di Grogh, un castoro o per meglio dire il Castoro che lottò a lungo contro le insidie della natura trovando sempre la soluzione e salvando così la sua colonia che da trecento castori si ridusse a 20. Avevano combattuto con tanti pericoli ma non seppero resistere alla ferocia di uno in particolare senza dover cambiare tutte le loro abitudini…

Scopri come è nata la storia di Grogh.

Grogh è disponibile in versione audiolibro, letto da Giulia Manzi.

Orzowei

Nel 1954 Manzi scrive Orzowei e vince il Premio “Firenze” per opere inedite del Centro Didattico Nazionale. L’anno successivo lo pubblica l’editore Vallecchi di Firenze, e nel 1956 entra nel catalogo Bompiani. Nello stesso anno vince il premio internazionale “H.C. Andersen” e Orzowei viene tradotto in 32 lingue. Isa è un orzowei, un ‘trovatello’ bianco abbandonato e non sapremo mai da chi – tra tribù di Zulù neri. “… qui l’escluso, l’emarginato, il deriso, l’affamato, l’insultato è un ragazzo bianco in un villaggio di neri. […] dopo tanti… musi rossi, musi neri, musi gialli, ecco […] un “muso bianco”. Una grande trovata, Più nuova ed efficace di quando venne utilizzata dall’autore di questo libro”.
[A. Faeti, dall’introduzione alla II edizione di Orzowei nella collana “I Delfini” della Fabbri Editori, Milano 2000].

La luna nelle baracche

Racconta di Pedro ma non solo, racconta di tutto un villaggio di indios che vivono lo sfruttamento dei padroni terrieri che per continuare ad essere tali utilizzano la violenza e la deprivazione dei diritti come quello della scolarizzazione. Pedro, il protagonista, è il simbolo di un popolo che vive in situazioni disumane ma che può cambiare tutto se solo crede nelle sua capacità, perché il mondo è di coloro che hanno coraggio.

El loco

L’autore riprende il discorso iniziato in altri lavori precedenti come La luna nelle baracche per raccontare un’altra volta le condizioni socio-economiche e politiche della società latino-americana. Diversamente dagli altri lavori, qui l’autore entra in profondità in quella realtà e lo fa ricorrendo ancora una volta a personaggi che si distinguono dal resto della comunità perché “matti”. Nella loro follia questi personaggi (come El loco), fanno trasparire creatività, forza d’animo e solidarietà verso i problemi degli altri, soprattutto dei poveri contadini soli, sfruttati e sottomessi. Il messaggio principale che l’autore, tramite questi “matti”, vuole far passare è che solo pensando, mettendo tutto in discussione e cercando in se stessi la forza è possibile davvero essere riconosciuti nei propri diritti. Nel racconto emerge anche la necessità umana di amare perché “solo chi è animato dall’amore è veramente vivo”. Nel nostro archivio potete trovare anche l’opera dattiloscritta e una lettera datata 9 Gennaio 1979 che l’autore scrive all’editore che intende pubblicare l’opera dal titolo El loco. In questa lettera l’autore si raccomanda vivamente di non volere che neanche una virgola venga cambiata nell’ultima bozza dell’opera e che in caso contrario ritirerebbe tutto.

Gugù

Gugù, 2005, Iesa (SI), Edizioni Gorée

Il tema che attraversa questo racconto è quello della condizione di bambini e adolescenti latino-americani che si trovano costretti a vivere ai margini di una società in crisi, poco accogliente e tanto impegnata all’apparenza che non riesce a sopperire a problemi socio-assistenziali molto gravi. Tutto il racconto si incentra sul personaggio di Gugù, un vecchio considerato matto dai ragazzini di strada ma che con la sua forza e bontà d’animo riesce a svegliare in loro la consapevolezza che l’unica via di riscatto deve essere rintracciata in se stessi e non nella compassione degli altri. L’autore, verso la fine, tocca anche argomenti drammatici come quello del trapianto di organi dai bambini di strada, fenomeno questo ben conosciuto dall’occidente ma troppo spesso taciuto o sorvolato. Nel fare ciò, Alberto Manzi utilizza un linguaggio molto semplice per farsi capire anche dai bambini e fare conoscere loro una parte di quel mondo vissuto da alcuni coetanei di oltre oceano.

Romanzi di Alberto Manzi

Il volume elenca:

  • La Luna nelle baracche
  • El Loco
  • E venne il sabato
  • Qespichway
  • altri brani inediti.

La prima parte della raccolta riunisce oltre a Yo atendo, conversazioni e riflessioni al ritorno in Sud America dello stesso Manzi, alcuni contributi dedicati all’autore da:

  • Antonio Melis, Alberto Manzi, scrittore sudamericano;
  • Andrea Canevaro, Ogni altro sono io.

Racconti inediti

Il tesoro di Zi Cesareo

Un manoscritto di 130 pagine visionabile presso il Centro.

Tobia era come te. Perciò né buono, né cattivo. Abitava con la vecchia nonna, una donnina dritta come un fuso malgrado i suoi sessant’anni suonati, in un gran palazzone giallo. Era l’ultimo di un largo cerchio di alti palazzi, tutti di quel terribile giallo che fa rabbrividire. Ma questo a Tobia non interessava. Il babbo e la mamma non li aveva, o meglio non li aveva conosciuti perchè erano morti tanti anni prima quando lui era ancora un pupattolo buono. Quello che piaceva molto a Tobia era lo scendere nel gran cortile interno, il “circolo”, dove poteva giocare come voleva con i numerosi compagni. Questo alla nonna non piaceva, ma a Tobia sì e perciò era sempre sugli alberi del cortile o nel gran cubo di sabbia. Gli piaceva starsene giù insieme a Fragoletta, un amico di 13 anni che in realtà si chiamava Carlo, ma che tutti avevano ribattezzato Fragoletta per il colore dei suoi capelli; a Bulicchio, che invece ne aveva 12; a Bolero, un frugolino tutto pepe; a Giggi, a Camustì, a Geppa. E quando si trovava in così allegra compagnia… salvati! Tobia era una peste che ne combinava di tutti i colori. E allora erano tutti inutili gli appassionati richiami della nonna…Comincia così la storia di Tobia, un bambino vivace e scapestrato che preferiva giocare tutto il giorno insieme agli amici nel cortile del suo palazzone, finché  sua nonna, esasperata dalla vivacità del nipote non giocò la carta della narrazione e  cominciò a raccontargli la storia di Zì Cesareo e del suo incontro con un fraticello che in cambio di un povero pasto gli confidò che…

La grande forza

Raccolta di 6 racconti in formato dattiloscritto, visionabili presso l’archivio del Centro.
In Vecchio orso, S.O.S e Tuavi come anche in Gelsomino e Testa di Rapa, l’autore tratta il tema del coraggio e della forza dell’essere umano. Nel primo racconto lo fa tramite il tanto temuto Capitan Traietti, nel secondo tramite personaggi come il vecchio e il giovane Hand, Hubert e tanti altri del Soccorso Alpino e nel terzo tramite il prete Tuavi che, venuto dal sud, si trova a dovere lottare non solo con le insidie della natura nel Polo Nord, ma anche con la solitudine di un religioso cristiano in mezzo ad un popolo pagano. Tutti questi eroi, sorretti dall’amore per gli uomini, si trovano a sfidare la natura uscendone vincitori. In Gelsomino il personaggio dallo stesso nome, si trova a mettere in discussione l’immagine che non solo gli altri, ma anche lui, ha di se stesso e lo fa senza pensare, ma guidato dall’empatia che prova nel vedere Chiaretta piangere per la sua bambola che rischia di bruciare assieme alla sua casa. In Testa di Rapa, il coraggio e la forza dell’essere umano vengono viste in un contesto  più familiare a tutti noi e cioè quello del credere in se stessi anche quando tante persone che ci circondano hanno smesso di farlo. Mucci, il personaggio principale, da sempre sentitosi una “testa di rapa”, riconquista la fiducia in se stesso grazie al riconoscimento della sua creatività da parte dei ragazzini di strada.  
Nel racconto dal titolo La fine l’autore si concentra sul tema della solidarietà, tema questo centrale anche in Il vecchio orso, Gelsomino, S.O.S. e Tuavi. Il messaggio che l’autore vuole trasmettere con questo breve racconto di tre uomini che partono per tre mesi all’esplorazione di una landa immensa è che in questo mondo siamo tutti compagni di viaggio, perciò la solidarietà non può che essere un principio guida.

La rivolta dei Calmucchi

Un manoscritto di 28 pagine conservato presso l’archivio del Centro.

Padre Kramer alzò il capo, distolto dalla lettura da un galoppare di molti cavalli. Il suo viso guardò fisso l’angolo che la strada faceva con il bosco e, abbandonando il sentiero, s’addossò ad un tronco. Vide venire, in una nuvola di polvere nera, gli ultimi raggi di sole morente che facevano brillare gli arcioni, un gruppo di cavalieri. Poco dopo questi lo raggiungevano e lo sorpassavano veloci. E quando anche la polvere si fu diradata, riprese il sentiero e la lettura… Racconto sull’epopea dei Calmucchi, una tribù presumibilmente tartara che staccatasi nel 1621 dal Celeste Impero, si era rifugiata in Russia, vista con gli occhi di un missionario austriaco, padre Kramer. Da alcuni appunti sembrerebbe una storia in 8 capitoli, ma sono presenti sul quaderno solo il primo e la parte iniziale del secondo (in tutto 28 facciate manoscritte). Scrittura semplice con dialoghi che mettono in evidenza alcune caratteristiche antropologiche e sociali di questa tribù con riferimenti storici ed epici legati dell’esodo del 1771. Adatta a bambini sopra i 9-10 anni e pre-adolescenti.

La sorella di San Pietro

Un dattiloscritto di 13 pagine, che include due versioni del racconto di 4 e 6 pagine ciascuna, visionabile presso il Centro.
Le due versioni sono sostanzialmente lo stesso racconto con due finali opposti; il primo, come scrive lo stesso Manzi,”purgato”, esalta  il valore della giustizia Divina, al contrario del secondo dove prevalgono, anche per San Pietro, vizi molto mortali come  la raccomandazione, la parentela e l’ingiustizia

La tribù dei Piedi Zozzi

Un manoscritto di circa 36 pagine.

 …Vieni con me. Ti farò parlare col Gran Capo e stai tranquillo, ti prenderà. – e Puzzola lo prese per mano. Si sentiva fiero di condurre al lago una recluta. Impettito camminava senza guardare nessuno. L’altro, un giovane alto, magro, con i lunghi capelli neri che gli scendevano sulle larghe spalle, camminava in silenzio. Faceva contrasto la sua lunga figura con quella del piccolo Puzzola, alto da terra appena una spanna. Ma Puzzola non ci badava. Era un nuovo acquisto per la sua tribù. Un acquisto raro, che avrebbe fatto invidia a tutte le altre. Per questo era orgoglioso.Camminava sicuro per il dedalo delle viuzze. L’altro guardava a destra e a sinistra, distratto. Giunsero dopo un po’ vicino ad un fabbricato semidistrutto… Con queste parole inizia il racconto che narra di una banda di ragazzi, appunto la Tribù dei Piedi Zozzi, che, in perenne lotta con la banda opposta, quella del Gufo, accoglie un nuovo membro e, tra giuramenti di fedeltà e promesse … Una storia di battaglie per difendere la loro tana, che è anche la loro casa, narrata con una scrittura semplice e comprensibile per tutti. Figurano anche nomi di personaggi di altri racconti come Fragoletta, Bolero, Pic.

Murr, la forza vellutata

Dattiloscritto di 203 pagine, presente presso il Centro Alberto Manzi in 4 diverse stesure.

Murr strisciava sul suolo sassoso senza rumore. Doveva giungere in tempo prima che Raur schiacciasse il giovane Pel. Non un sussurro né un fruscio turbavano il silenzio. Perfino l’eterno vagabondo, il vento, s’era fermato immobile ad ossevare. Murr doveva sbrigarsi. Fra poco l’alba avrebbe cacciato la notte dal nero manto e Raur si sarebbe accorto della sua presenza. I giganti, che osservavano muti, vibranti d’ansia, furono lì lì per gridargli di muoversi, ma riuscirono a trattenere l’invocazione. Murr sapeva cosa faceva. E se andava così lento significava che sarebbe giunto in tempo. Murr non tradiva…Un racconto che merita un’attenzione particolare poichè narra della vita della terra intesa come rocce, piante, elementi e che evidenzia la grande sensibilità di Manzi per gli elementi della natura. Le rocce si animano muovendosi impercettibilmente e le forze della natura, scontrandosi quotidianamente, mostrano l’eterna lotta tra il bene e il male. Tutto ha un’anima che gioisce del bene e soffre del male. Un racconto che pone attenzione, anticipandone il grande valore, sulle tematiche della vita sconosciuta della terra e dei suoi abitanti. La narrazione, a volte un po’ ripetitiva, evidenzia anche gli aspetti scientifici degli elementi e della lotta tra di essi.

Stip

Un racconto conservato dal Centro nella forma di dattiloscritto (da 4 pagine) e manoscritto (di 8 facciate).
In un paesino – un paesino qualsiasi, senza nessuna pretesa, senza nessuna storia particolare, ricco solo di un vecchio castello (dove sembra che abitino maghi e streghe), di una lunghissima e meravigliosa grotta dove scorre un fiume sotterraneo, di una fabbrica di cappelli e un’altra di caramelle al miele – insomma in questo paesino un giorno, così, all’improvviso, comparve LUI. Cinzia stava giocando sul marciapiedi quando tra la sua bambola di pezza e l’orsacchiotto senza coda compare Stip……. Comincia così un breve racconto di 4 pagine dattiloscritte  in cui Stip, extraterrestre venuto a studiare la Terra e che scopre l’uomo, grazie ai suoi poteri (può diventare invisibile, può rimpicciolirsi, può allungarsi a dismisura, può volare, può parlare con qualsiasi animale, ecc…), insieme a Cinzia, Unopalla, lotterà contro Mister Zobo, una specie di mago con poteri malefici, prima per ritrovare Maral, poi Cris e con loro sconfiggere Zobo e i suoi seguaci. Anche questo racconto mete in evidenza l’unione del bene contro il male e la forza del bene che, indipendentemente dai poteri magici, può sconfiggere sempre il male. È presente anche una seconda copia dattiloscritta con appunti autografi e un manoscritto di 6 paginette sempre su Stip.

Tre quarti di me e dei miei sogni

Un dattiloscritto di circa 90 pagine.
Racconto incompleto sulla lotta tra il bene (i cavalieri ) e il male (le 7 streghe come i 7 vizi capitali) e sulle alterne fortune di questa guerra che, grazie al coivolgimento del popolo, inteso come autentica espressione del valore del lavoro, della sua forza anche spirituale, vedrà la vittoria del bene sul male. Nel racconto vi sono luoghi e personaggi di altri racconti di Manzi. (Ofut anagramma di Tufo, Dimar,ecc…)

Wath, il lupo

Manoscritto di 14 pagine conservato presso il Centro.

Sferzava violento, ghiacciato… Così forte era il gioco del vento che la terra stessa gemeva.E alle sferzate dure, implacabili, si univano i piccoli cristalli di ghiaccio che, spinti dal soffio scatenato, penetravano ovunque, incidevano, bruciavano. In quella ridda di colpi, un lungo nastro nero che compariva a tratti, puntava in avanti contro il vento, la neve, tutto.Un lupo grigio, torvo, dalla coda mozza, fendeva il turbine. Dietro di lui il branco in lunga fila; attento ognuno a calcare l’orma del capo per non affondare nella coltre leggera di ghiaccio che copriva la neve, per non sentire gli aghi ghiacciati penetrare nelle zampe sanguinanti… Comincia così il primo e unico capitolo di questo manoscritto del 1959 che nell’idea di Manzi doveva svilupparsi in sette capitoli.


Traduzione a cura di Alberto Manzi: Peter Pan e Wendy

È un adattamento italiano del famoso libro dal titolo “Peter Pan e Wendy”di J. M. Barrie e nel fare questo A. Manzi da a  Capitan Uncino un nome italianissimo come Giacomo Arpione e inserisce nella sua banda un pirata del nome Cecco, l’italiano che incise il suo nome in lettere di sangue sulla schiena del governatore della prigione di Gao.

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Un maestro elementare alla Rai
Archivio Centro Alberto Manzi
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11 Febbraio 2019

Nel 1960, in novembre, Alberto Manzi viene mandato dal suo direttore didattico a fare un provino alla Rai: stavano cercando un maestro per un nuovo programma per l’istruzione degli adulti analfabeti. È scelto e gli viene affidata la conduzione di Non è mai troppo tardi, trasmissione che durerà sino al 1968. L’idea del programma e del titolo fu di Nazareno Padellaro, direttore generale della Pubblica Istruzione. In questo periodo Manzi è un “insegnante distaccato” presso la Rai: “Continuavo a percepire il mio stipendio di maestro elementare. Dalla Rai ricevevo un rimborso camicia perché il gessetto nero che usavo per fare i disegni era molto grasso, si attaccava ai polsini della camicia e li rovinava…”.
Non è mai troppo tardi è considerato uno dei più importanti esperimenti di educazione degli adulti, conosciuto e citato nella letteratura pedagogica internazionale, del tutto innovativo nell’impianto organizzativo, nello stile di conduzione e nel linguaggio didattico. Indicato dall’Unesco come uno dei migliori programmi televisivi per la lotta contro l’analfabetismo, nel 1965, al Congresso internazionale degli organismi radio-televisivi che si tenne a Tokyo, ricevette il Premio dell’Onu.

Il contributo televisivo

Già negli anni di Non è mai troppo tardi, Manzi si dedica anche ad altri programmi televisivi. Per la TV dei ragazzi è autore e conduttore di Snip-Snap (1962) e di È vero che? (1966). A vele spiegate (1967) è un programma in 10 puntate dedicato ai temi del mare e della navigazione. È fra gli autori dei testi di Il Paese di Giocagiò (1969). Dopo la riforma Rai del 1974, il suo impegno si orienta soprattutto su programmi centrati sull’educazione e la scuola, rivolti in particolare a insegnanti e genitori: Non vivere copia (1982), Fare e disfare, Educare a pensare (1986). L’ultimo lavoro televisivo di Manzi è Impariamo insieme, del 1992, un programma per l’insegnamento dell’italiano agli extracomunitari: una sorta di ritorno al futuro. Leggi l’articolo su Non è mai troppo tardi e Telescuola.

Il contributo radiofonico

Manzi mostrò sempre un interesse speciale per la radio che considerava un mezzo di comunicazione particolarmente suggestivo. Per la Rai, come autore o conduttore ha lavorato a diversi programmi radiofonici dal 1956, iniziando a collaborare con la Radio per le scuole, fino al 1996 quando gli fu affidato da Radio International il programma Curiosità della lingua italiana.

Alcune puntate a cura di Alberto Manzi:



Educare attraverso i media

Il significato originale ed etimologico della parola educazione viene dal latino e-ducere: condurre fuori, liberare, far venire alla luce qualcosa che è nascosto. È a questo significato della parola che fa riferimento il maestro Manzi quando pensa alla programmazione di una serie di trasmissioni televisive per gli alunni della scuola dell’obbligo (scuola elementare e scuola media inferiore).
 Manzi vuole stimolare, favorire lo sviluppo delle capacità di pensare, vedere, ascoltare e riflettere per rimanere padroni del proprio senso critico come specifica anche nella proposta per la serie televisiva dal titolo Fare e disfare.
 Anche se per Manzi radio e televisione erano partner “naturali” per il suo progetto di stimolare lo sviluppo intellettuale dei bambini attraverso la lettura, il gioco e la fantasia, il Maestro colse per tempo le loro possibli debolezze o degenerazioni. Rispondendo alla domanda “la televisione è educativa?” Manzi affermò “…questo strumento è valido se mette in moto l’individuo, se lo spinge, cioè, a fare, dato che ogni nostro concetto deriva dall’esperienza. Ma se abbiamo solo una conoscenza derivata dalla semplice informazione, diventiamo solo ripetitori di “cose” e non creatori in noi stessi della cultura”. Questa concezione dell’educazione come frutto dell’esperienza si può notare anche nella sua proposta di una serie televisiva per i bambini dai tre ai sei anni.
Interessanti ed attualissime sono le riflessioni che Manzi fa rispetto alla Televisione come mezzo educativo. In questo documento scrive:

La TV ha la forza di rendere tutto SUPERFICIALE, uniforme, anche i problemi più gravi così chi guarda assume un atteggiamento di accettazione fatalistica di ciò che accade, inducendo ad assumere, specialmente nei ragazzi, un atteggiamento di PASSIVITA’ ESISTENZIALE (…) TV BABY SITTER: fa comodo ai genitori (…) MA ALLORA, DI CHI LA COLPA? Lo strumento tv acquista senso e valore solo in relazione al tipo di uso che se ne fa (…) LA CULTURA NON SIA CONSUMATA MA COMPRESA

In quest’altro documento che vi proponiamo invece gli appunti dattiloscritti con cui Manzi si è preparato per una conferenza stampa del 17 novembre 1995 riguardo alla relazione tra Pubblicità e Progresso.

Appunti – uno stralcio di un lungo documento dattiloscritto in cui Manzi espone quelli che egli concepisce come le minacce del mezzo televisivo. Ponendosi domande come “la televisione è educativa?”, “è vero che chi ha in mano il potere televisivo ha la possibilità di condizionare politicamente l’ascoltatore?“, egli illustra il suo pensiero a riguardo.Segue un’altra parte in cui discute l’uso del pc a scuola, anticipando clamorosamente i tempi. Leggi il documento. Insieme per Manzi è stata, da sempre, una delle parole “magiche” preferite, fin dai primi scritti, dai primi libri. Insieme nella stessa comunità, nella stessa patria dell’uomo, il mondo… Insieme fu anche il titolo per le trasmissioni pensate – sull’esempio della celeberrima scuola televisiva per gli italiani – per insegnare l’italiano agli extracomunitari.

“Insieme per apprendere a comunicare tra di noi (leggere – scrivere) per conoscere il mondo dove viviamo, abbandonando la passività mentale dello spettatore televisivo…” scriveva Manzi nella proposta per la Rai. A causa, secondo lo stesso Manzi, del fatto che pochi extracomunitari avevano la televisione e potevano guardarla nell’orario di pranzo assegnato alle lezioni, e senza possibilità di reppliche, la trasmissione non funzionò come avrebbe potuto se meglio programmata. Fu l’ultima conduzione televisiva di Alberto Manzi.

Idee per trasmissioni televisive e radiofoniche

Apparentemente sembra impossibile poter realizzare una serie di trasmissioni scolastiche adatte agli alunni del I° e del II° ciclo della scuola elementare, e adatte anche agli allievi della scuola media dell’obbligo.Impossibile, sarebbe, infatti, se si pensa ancora alla lezione che fa immagazzinare conoscenze, che allena soltanto la memoria e trascura di coltivare l’abitudine al ragionamento.Possibile se, invece, “la lezione” vuole favorire le occasioni per porre gli alunni di fronte a problemi da risolvere per acuire il loro senso critico, per abituarli a riflettere, a giudicare obiettivamente, sulla base delle informazioni, i fatti e gli avvenimenti che accadono.Ora più che mai la Scuola deve abituare la gente a PENSARE. Nel momento attuale c’è persuasione occulta sia dal campo commerciale, sia politica, e la sorte della vita comune, del vivere con gli altri, è legata alla capacità che i cittadini avranno di saper giudicare da soli, di decidere liberamente , con piena conoscenza di causa.Oggi il compito della Scuola è di insegnare a pensare, insegnare ad apprendere, per sviluppare il gusto e “l’appetito” per la cultura. Bisogna imparare a vedere, ad ascoltare, a riflettere. Soprattutto a rimanere padroni del proprio senso critico.Le trasmissioni proposte vogliono aiutare gli insegnanti nel difficile compito di realizzare questo impegno. Si vogliono offrire degli spunti, di indicare una traccia per aiutare a comprendere quali sono le metodologie da seguire per insegnare a pensare.Starà al singolo insegnante, poi, con la sua sensibilità, la sua cultura e la sua inventiva, creare collegamenti, inventare a sua volta esercizi e farne inventare, infine e in definitiva scoprire l’unità indissociabile della cultura.Solo in questa maniera, non usando cioè la trasmissione passivamente ma arricchendola con la personale esperienza di vita, la trasmissione stessa risulterà viva e potrà costituire un valido aiuto per tutti gli insegnanti che non vogliono trasmettere inutili nozioni, ma vogliono anzitutto insegnare ai ragazzi ad usare in ogni occasione, il cervello.Le trasmissioni saranno realizzate da persone che sono veramente convinte che è possibile aumentare le capacità intellettive dei ragazzi. Messo di fronte allo stimolo giusto, il ragazzo imparerà per il piacere di imparare.

Elenco delle idee di Manzi per trasmissioni televisive e radiofoniche:

  • Ecologia, Educazione all’Ambiente – Proposta di una serie di trasmissioni destinate agli insegnanti e ai genitori per una educazione all’ambiente.
  • Fare e disfare – Proposta per una trasmissione televisiva destinata a insegnanti, genitori e bambini dai tre ai sei anni
  • Gioia di scoprire – Proposta per una serie di trasmissioni televisive per bambini dai tre ai sei anni
  • Il circolo risponde a… – Proposta per una trasmissione destinata a insegnanti e genitori alle prese con ragazzi in età prescolare e scolare.
  • Il nostro mondo – Proposta per una trasmissione televisiva destinata ai ragazzi dai 6 ai 13 anni. 
  • NOI insieme – Proposta per una trasmissione destinata ai ragazzi dai 6 ai 14 anni.
  • Non è mai troppo tardi per cominciare a … ragionare – Proposta per una trasmissione televisiva per un pubblico senza età.
  • Niet, perché” – Proposta per una trasmissione televisiva destinata ai ragazzi.
  • Senza titolo – Proposta per realizzare una serie televisiva destinata ai genitori, agli insegnanti, a chiunque s’interessa ai bambini
  • Snap – Proposta per un giornale dei bambini al fine di valorizzare le attività educative del mezzo radiotelevisivo
  • Zupack o della fantasia – Proposta per una trasmissione destinata a tutti
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L’esperienza in Sudamerica
Archivio Centro Alberto Manzi
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11 Febbraio 2019

Nel 1955 Manzi va, per la prima volta, in Sudamerica, per studiare un tipo di formiche nella foresta amazzonica. Lì scopre la condizione dei contadini, analfabeti, sfruttati, poveri e privi di diritti. Tutti gli anni, per vent’anni, trascorrerà circa un mese in Sudamerica, con l’appoggio locale di alcuni salesiani: “Andavo sull’altopiano andino, in Perù, facevo scuola a una quindicina di Indio, insegnavo a leggere e a scrivere in spagnolo arragiandomi come potevo…”.
Manzi e il gruppo con cui operava vengono accusati di svolgere attività illegali e sovversive: “In Perù e Bolivia, dove la situazione politica si era fatta pesante, non era possibile tornare. Alcuni Stati non mi davano più il visto: non ero una persona gradita…”.
Le esperienze di Alberto Manzi in Sudamerica sono diventati la materia prima di alcuni romanzi in cui l’autore rielabora in forma narrativa situazioni e personaggi di quella realtà. La Luna nelle baracche (1974), El Loco (1979) pubblicati da Salani, E venne il sabato pubblicato postumo nel 2005, da Gorée, costituiscono un ciclo di opere che ci restituisce, come atto d’amore e atto d’accusa, il senso profondo e complesso di quella realtà umana e sociale del Sudamerica che Manzi aveva così intimamente vissuto con la coscienza e la competenza dell’autentico educatore.


Dall’esperienza Sudamericana nascono diversi testi di narrativa per ragazzi:

  • La Luna nelle baracche (I Edizione 1974)

Racconta di Pedro ma non solo, racconta di tutto un villaggio di indios che vivono lo sfruttamento dei padroni terrieri che per continuare  ad essere tali utilizzano la violenza e la deprivazione dei diritti come quello della scolarizzazione. Pedro, il protagonista, è il simbolo di un popolo che vive in situazioni disumane ma che può cambiare tutto se solo crede nelle sua capacità, perché il mondo è di coloro che hanno coraggio. 

  • El Loco (I Edizione 1979)

L’autore riprende il discorso iniziato in altri lavori precedenti come La luna nelle baracche per raccontare un’altra volta le condizioni socio-economico-politiche della società latino-americana. Diversamente dagli altri lavori qui l’autore entra in profondità in quella realtà e lo fa ricorrendo ancora una volta a personaggi che si distinguono dal resto della comunità perché etichettati come “matti”. Nella loro follia questi personaggi come El loco, fanno trasparire creatività, forza d’animo e solidarietà ai problemi degli altri, poveri contadini tanto soli, sfruttati e sottomessi alle leggi che sopprimono le potenzialità dell’uomo. Il messaggio principale che l’autore trasmette per voce dei “matti” è che solo pensando, mettendo tutto in discussione e cercandola forza in noi che possiamo essere riconosciuti e rispettati. Nel racconto emerge anche la necessità umana di amare perché “solo chi è animato dall’amore è veramente vivo”.

  • Gugù (I Edizione 2005)

Il tema che attraversa questo racconto è quello della condizione di bambini ed adolescentilatino-americani che si trovano costretti a vivere ai margini di una società in crisi, pocoaccogliente e tanto impegnata all’apparenza che non riesce a sopperire a problemisocio-assistenziali molto gravi. Tutto il racconto si incentra sul personaggio di Gugù,un vecchio considerato matto dai ragazzini di strada ma che con la sua forza e bontà d’animoriesce a svegliare in loro la consapevolezza che l’unica via di riscatto deve essere rintracciatain se stessi e non nella compassione degli altri. L’autore verso la fine tocca anche argomentitanto drammatici per la realtà latino-americana, come quello del traffico di organi dai bambinidi strada, fenomeno questo ben conosciuto dall’occidente ma taciuto o sorvolato.Nel fare ciò A. Manzi utilizza un linguaggio molto semplice per poter così farsi ascoltareanche dai bambini e fare conoscere a loro il mondo dei loro coetanei di oltre oceano.

  • Romanzi (2007)

Il volume elenca:

  • La luna nelle baracche
  • El Loco
  • E venne il sabato
  • Qespichway
  • altri brani inediti.

La prima parte della raccolta riunisce oltre a Yo atendo, conversazioni e riflessioni al ritornoin Sud America dello stesso Manzi, alcuni contributi dedicati all’autore da:

  • Antonio Melis, Alberto Manzi, scrittore sudamericano;
  • Andrea Canevaro, Ogni altro sono io.

Epistolario

Le lettere, le cartoline, le fotografie documentano quanto forte e ramificato fosse il rapporto di Manzi con il Sudamerica.

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