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Prodotta dal Festival Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo vuole ricostruire la figura a tutto tondo di Alberto Manzi. Lo fa attraverso manoscritti e dattiloscritti di testi editi e inediti; menabò e prove di stampa di pubblicazioni; sussidiari, libri di lettura, diari, libri di favole, racconti e romanzi tradotti in tutto il mondo; tavole originali colorate, manifesti, dischi, ritagli di giornali e settimanali, spezzoni delle più famose trasmissioni radio-televisive; scritti teorici e discorsi, lettere sue e da estimatori e corrispondenti di tutto il mondo, fotografie e oggetti personali… Ne escono le ricerche e i risultati del laboratorio di Alberto Manzi maestro di sapere.

Sapere inteso come educare al pensare, libertà e liberazione per sé e gli altri.
Insegnamento comportamentale, tensione cognitiva, rivolta contro le abitudini che generano passività, stupidità ed egoismo sono solo alcune delle parole d’ordine che riassumono le sue strategie di “colonizzazione cognitiva”.
Nel 1981 sarà sospeso dall’insegnamento per essersi rifiutato di compilare le schede di valutazione degli alunni richieste dal Ministero perché non vuole compiere un’azione che ritiene avversa agli interessi del fanciullo; risponderà con un timbro: Fa quel che può, quel che non può non fa.

Il ragionamento, le parole, i colori, la musica, il gioco stesso possono diventare strumenti di cambiamento rivoluzionario, a scuola come nei libri e nella realtà del Sud America, quando favoriscano la conoscenza di un sé che arriva a coincidere con l’altro: «Ogni altro sono io, capite? Ogni Altro sono io.»

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