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Inventare nuovi giocattoli
Proposte Lavoro a Casa
1563 Views

27 Marzo 2020

“Il gioco è il mezzo per adattarsi in forma attiva alla realtà e, nello stesso tempo, un mezzo per trasformarla con l’immaginazione.” 

Alberto Manzi 

Cosa c’è dentro un giocattolo? 
E noi, possiamo immaginare di progettare e realizzare un giocattolo? 

Le attività che vi proponiamo nascono dalla sperimentazione del progetto Tra il dire e il fare: il made in Italy giocato dai bambini e dalle bambine che ha cercato di mettere in pratica l’approccio pedagogico di Alberto Manzi nelle tre scuole coinvolte (Istituto Comprensivo di Miramare; Istituto Comprensivo di Bellaria; Istituto Comprensivo di Arta – Paularo). 

La didattica è stata progettata partendo dai capisaldi del fare scuola di Alberto Manzi: 

  • saper far accadere esperienze in classe in cui i bambini possano fare e pensare; 
  • saper partire dalle loro esperienze quotidiane portandole fuori dall’esperienza “quotidiana”; 
  • saper lavorare insieme e da soli per contribuire ad un percorso di ricerca collettivo che sappia motivare e appassionare; 
  • tenere aperto il confronto tra fuori e dentro la classe; 
  • saper discutere e progettare in situazioni di vita reale usando le discipline come strumenti indispensabili per i propri obiettivi; 
  • saper cogliere l’errore o l’ignoto come strumenti per la curiosità e per nuove aperture; 
  • dare il meglio di sé. 

I giocattoli sono il nostro oggetto di indagine per scoprire quanti mondi vi stanno dentro e dietro. 

“Non è tanto il giocattolo in sé che vale quanto le attività di riflessione e di ricerca favorite e suscitate dal gioco stesso”. 

Alberto Manzi 

Come hanno fatto a fare questi giochi?

Finalmente, i vecchi giocattoli che non osavamo buttare via, ora possono essere il nostro caso studio. Li smontiamo per vedere cosa c’è dentro, come sono fatti.

L’ideale è:

  • facciamo una previsione: cosa c’è dentro? Come funziona?
  • Apriamolo e con cura cataloghiamo tutti i pezzi: quali materiali sono, che caratteristiche hanno? Come stavano insieme?

Giocare con le costruzioni quante domande ci può far venire in mente? 

Scarica la scheda da completare!

Come si fa a fare un gioco? 

Quale strada percorre un’idea dal momento della sua genesi sino all’acquisto nel negozio o online? 

Per capire la filiera di un giocattolo sono state realizzate delle carte gioco insature, aperte all’interpretazione dei bambini che costruendo le loro mappe posizionando le carte e usando delle frecce, ci possono mostrare i presunti percorsi di un giocattolo. 

Puoi ritagliare queste carte (o ridisegnare quelle che ti sembrano più utili), scrivere la loro legenda e illustrare il processo che porta da un’idea fino al giocattolo sullo scaffale del negozio.

Diventa anche tu toydesigner:

Scarica i pdf delle pagine qui sopra se vuoi stamparli: pag.5, pag. 6-7, pag. 8

Pagine gentilmente concesse da Sorridoimparo (Fabbri-Erickson) e La valigia delle storie (Fabbri-Erickson).

“Nel momento in cui gioca, il bambino rivive tutte le esperienze passate, quel che da esse ha assimilato per risolvere il problema che in quel momento lo interessa. È grazie ai movimenti del suo corpo, al toccare, al sentire, al disfare, al provare… che il bambino costruisce le sue esperienze, che conquista e organizza lo spazio, che realizza il concetto di tempo, che precisa le relazioni tra sé e le cose, sé e gli altri…ossia forma i suoi concetti: pensa.” 

Alberto Manzi

Prima di andare via… e salutarsi: sapresti mettere questi giochi su una linea del tempo? Quale è stato inventato prima e quale dopo?

Questa risorsa è disponibile anche in versione PDF scaricabile.

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Audiolibro: Testa Rossa
Proposte Lavoro a Casa
1471 Views

24 Marzo 2020

In questi giorni, Giulia Manzi legge ogni sera un capitolo di Testa rossa, storia scritta da Alberto Manzi.

Non è un momento facile. Chiusi in casa, a guardarci con sospetto l’un l’altro e pronti ad accusarci non appena qualcuno mette il naso fuori di casa. Lo stesso, succede nel Paese della Felicità: da quando la Principessa dell’Amore è scomparsa, i suoi abitanti non riescono a essere gentili tra loro e tutti si accusano reciprocamente di averla rapita.

Giulia Manzi

La lettura nasce all’interno del progetto Pretesto che dà visibilità alle opere d’esordio. L’obiettivo della piattaforma è quello creare uno spazio di discussione e critica letteraria attorno alla figura dell’esordiente, tramite articoli, recensioni di opere prime di autori contemporanei e classici (con un’attenzione anche agli esordi di traduzione), contenuti multimediali e curiosità sul mondo editoriale.

Scopri di più sul sito internet del progetto o sulla pagina Facebook.


Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Capitolo 14

Epilogo

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Una nuova scuola sta nascendo?
I progetti del Centro, Notizie
2227 Views

23 Marzo 2020

Una non-lezione su Alberto Manzi.
Appunti personali sulla scuola in un momento d’emergenza.

Di Alessandra Falconi, Centro Alberto Manzi


Ogni giorno Google Alert avvisa di un nuovo articolo in cui Alberto Manzi è citato.
Con le scuole chiuse e la didattica da ripensare, non si può non parlare della sua esperienza e di quello che ancora oggi possiamo provare a domandarci.
Chi sostiene che finalmente la scuola farà un passo obbligato verso il digitale e questo la trasformerà in modi non ancora chiariti e ben visibili.
Chi chiede di fare attenzione al non risolto divario digitale che rischia di lasciare fuori alcuni bambini, solitamente quelli più fragili o comunque in condizioni più difficili (pensiamo, ad esempio, alle scuole di montagna e alla poca connettività in generale).

Le questioni sono tante e “in media res” è importante osservare e osservarsi. È troppo presto per formulare risposte, ma è un tempo giusto per precisare le domande.

Questa situazione emergenziale, se penso all’esperienza umana e professionale di Manzi, mi interroga profondamente:

  • Quale scuola facciamo tutti i giorni nelle nostre aule? Se le aule sono inagibili (ora è il coronavirus, in altri casi fu il terremoto, pur con profonde differenze che però terrei in mente), quale scuola possiamo fare?
  • Cosa c’è intorno alla scuola e quale ruolo ha?
  • I bambini e le bambine, la loro quotidianità e crescita, le loro tante infanzie che risposte necessitano?

Partiamo dalla prima domanda.
Solitamente, la didattica è ancora improntata sull’idea che un insegnante abbia cose da spiegare e un alunno cose da ascoltare e imparare. Certo, la didattica non la si contiene in una frase così banale e le esperienze sono di una ricchezza incredibile, ma osserviamo cosa accade a una maestra con il mal di gola: non fa più scuola come la fa solitamente. Se non può parlare, deve inventarsi altro. Alberto Manzi, splendido divulgatore scientifico, poteva permettersi il lusso di spiegazioni entusiasmanti. Avrebbe tenuto i suoi alunni con il fiato sospeso, trasformando le avventure di un prato nella più mirabolante delle cose immaginabili nel totale rigore scientifico. Eppure non spiegava nulla. 
Il problema quindi di trasferire le spiegazioni dal frontale al digitale diventa mal posto se si prende Manzi come riferimento. Alberto Manzi riteneva che l’insegnante dovesse saper creare una “tensione cognitiva”: un desiderio tale di imparare, un impulso così forte da far sentire al bambino l’imparare come un’urgenza personale.
Occorre allora che l’insegnante sappia aiutare i suoi alunni nel costruirsi le motivazioni all’apprendere, che non sono date e scontate, ma sono continuamente create, nutrite e mantenute (Pier Cesare Rivoltella). Occorre la passione dell’insegnante: un bambino segue la sua maestra anche in capo al mondo se lei è convinta di quel viaggio. Perché invece dovrebbe mettere impegno in qualcosa che annoia noi adulti per primi? La tensione cognitiva è anche nutrita dall’autonomia del bambino e dalla sua personale responsabilità: un bambino che può fare, disfare, smontare, cambiare, proporre, organizzare, intervenire, modificare… è un bambino chiamato in causa nella sua interezza. Spesso tutti questi verbi hanno bisogno di un corpo attivo, non uno seduto sulla sedia lottando contro ogni naturale desiderio e bisogno di alzarsi e muoversi.
Allora possiamo chiederci: come facciamo a nutrire la curiosità dei bambini ma anche a chiamarla in causa quando il nostro alunno è lontano da noi? Come possiamo favorire l’autonomia sapendo che le situazioni in famiglia sono tanto diverse? Come possiamo mantenere la motivazione anche a distanza?
Alla base di tutto, occorre fare i conti con il bisogno dei bambini di relazionarsi con l’insegnante: la relazione richiede all’adulto di non far cadere nel vuoto le emozioni dei bambini, le loro situazioni contingenti, gli ostacoli e le opportunità.
Ci sono maestre che hanno letto favole ai loro alunni e le hanno mandate via WhatsApp ai genitori. In questo caso, guardare su youtube un’attrice leggere la stessa favola non avrebbe avuto lo stesso valore: è la tua maestra, lo ha fatto per te, è il suono della sua voce, è il rito di leggere insieme a voce alta.
Se però la stessa maestra non resiste all’idea di spiegarti biologia online, ottimo cercare Telmo Pievani (e tanti altri) che ha un’oratoria splendida e accattivante anche per i bambini.
Perché Manzi ci insegna che le tecnologie fanno il loro mestiere e tutto quello che c’è di buono in un contesto va usato: fu la tv con Non è mai troppo tardi, fu la radio in Argentina, furono le videocassette con i migranti. Lo strumento fa da strumento, ha una sua grammatica che non si improvvisa ma che ci permette di scrivere testi e mondi nuovi.
Se chiedo ai bambini ore su YouTube o in piattaforma ho anche il problema del divario digitale: nessuna possibilità, in tanti casi, di accedere a internet per tempi lunghi o scaricando quantità di dati. Anche solo perché in famiglia due figli hanno scuola e mamma e papà devono lavorare, con quella sola e unica connessione. Forse. Oppure c’è l’hotspot del cellulare.
Ecco che allora l’esperienza di Alberto Manzi ci insegna a fidarci dell’autonomia dei nostri bambini. Mi spiego meglio. Se riteniamo la scuola il luogo dove si costruiscono esperienze, quali esperienze possiamo ancora vivere quando la scuola è impraticabile? Siamo chiusi in casa. Franco Lorenzoni suggerisce di studiare come si comporta la luce: sicuramente abbiamo una finestra e sicuramente possiamo fare un buco in un cartoncino. Se proprio non avessimo nemmeno lo scotch (e qui si vedono i maestri fuoriclasse), abbiamo acqua e farina. La casa diventa un formidabile luogo per apprendere: abbiamo sicuramente un uovo in frigorifero e nuvole da osservare (e questo ve lo prepariamo noi come Centro Alberto Manzi), abbiamo certamente materiale di scarto per inventare mostre e musei (lo ha proposto una maestra di Rimini – Simona Capelli), hanno sbloccato materiali professionali l’artista Hervé Tullet e l’architetto Mao Fusina, abbiamo qualcosa da seminare per ammirare la vita che cresce, come hanno proposto alcune maestre umbre per realizzare un giardino a scuola (al rientro) e per addomesticare gentilmente il tempo. Queste esperienze scolastiche ci dicono che la scuola può anche non avere un bisogno indispensabile della tecnologia: certo, serve per condividere domande, immagini, osservazioni, scoperte ma capiamo bene che qui il divario digitale si fa meno massacrante per i nostri alunni. Qui la scuola si fida dei bambini: misureranno un uovo, una nuvola o la luce, allestiranno un museo di carte stropicciate o di oggetti minuscoli… 
Questa è una scuola che si avvicina meglio ad Alberto Manzi. 
Il terremoto ci ha distrutto le scuole ma ha lasciato che i bambini stessero insieme, come ci ricorda il sociologo Stefano Laffi. Sappiamo quanto la comunità sia scuola: i bambini imparano insieme, hanno bisogno di essere insieme.

Il Covid ci ha tolto anche questo. Ma i bambini hanno comunque una piccola e sgangherata comunità: la loro famiglia. Penso che Alberto Manzi si sarebbe fatto tante domande su questo: quale sostegno umano per i genitori? Quali richieste fare loro perché non si sentano in difficoltà? Non è alzando l’asticella della fatica che si migliorano le cose. I genitori, all’improvviso, saranno in difficoltà sullo studio della grammatica o del corpo umano. Ma possono aiutare i bambini a farsi domande, possono ascoltarli, possono guardarli mentre si gestiscono la loro amata scuola, mentre si chiedono cosa starà facendo la maestra. 
Possono cominciare a raccontarsi, perché racconto chiama racconto. 
Poi c’è la comunità: siamo l’ottava potenza mondiale (forse non esattamente ora). Abbiamo professionisti in tutte le discipline e campi. Lasciamo che facciano il loro mestiere aiutando la scuola: gli attori leggano storie, gli scrittori le scrivano; i musicisti ci aiutino ad amare la musica (poi sentiremo il bisogno di impararla); i poeti ci diano un po’ di leggerezza.
E allora, giù di link ai genitori per segnalare ogni cosa possibile, ogni piccola opportunità. Il filtro dell’insegnante è fondamentale.
E bussiamo alla porta di tutte le tecnologie: la radio continua a trasmettere, la tv sta accesa in tutte le case. Chiediamo loro di fare il massimo. È il minimo.

Ma il cuore di tutto restano i bambini e le bambine e il sogno di una scuola che non è luogo di trasferimento di file e spiegazioni, ma spazio per coltivare le loro tante infanzie e il gusto del mondo, per giocare con la realtà e provare a capirla e ammaestrarla anche quando è incomprensibile.
E mai, come adesso, abbiamo avuto bisogno di maestri e maestre.
E, per fortuna, li abbiamo.


Alcune risorse disponibili online per aiutarti nel tuo lavoro:

La didattica e la distanza, ricordando Alberto Manzi.
Gugù – Scuola comunitaria tra un megafono e una finestra
QRstories per giocare nel week end
Con il naso all’insù
Inventare nuovi giocattoli
Audiolibro: Testa Rossa
Nessun uovo è perfetto
Narrativa

Altre risorse interessanti:

  • Attività straordinarie per questi giorni straordinari
  • L’expo ideale di Hervé Tullet
  • Minimu di Mao Fusina
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Nessun uovo è perfetto
Proposte Lavoro a Casa
1857 Views

23 Marzo 2020

Apriamo il frigorifero: probabilmente qualche uovo ce lo abbiamo.

In quanti nascono da un uovo?
Proviamo a pensare tra gli insetti…, i rettili…, gli anfibi, i pesci… i mammiferi e altri animali.
Ogni bambino propone una sua lista partendo da quello che sa, se vuole può poi cercare informazioni anche sui libri e su internet, chiedere ai genitori o a qualche fratello/sorella più grande.
La maestra legge/ascolta tutte le proposte dei bambini, cerca di metterle insieme e di sollecitare i bambini e le bambine a completare l’elenco.
Possiamo chiedere ad ogni bambino/bambina di lavorare su quanto trovato: chi potrà disegnare una cavalletta, una farfalla, una mantide religiosa, il coccodrillo, il rospo, il ragno, l’anguilla, il polpo… un ornitorinco… 
La fotografia del disegno può essere usata con BeFunky (online e gratuito) per creare un poster con tutti i lavori.

Come funziona BeFunky? Collegati all’indirizzo www.befunky.com. Seleziona la voce “Layout” sulla sinistra e scegli quale griglia vorresti per la tua composizione. Nella sezione “Gestione immagine” puoi caricare le tuo foto e semplicemente trascinarle nel riquadro che preferisci; in “Personalizza” puoi decidere la spaziatura tra le immagini, lo stondamento degli angoli ed il colore di sfondo.


Come si nasce dentro un uovo?
Come succede che da quel liquido bianco e giallo che spesso finisce in padella… si producano becchi e piume?
I bambini possono disegnare le loro teorie e possibili spiegazioni: cosa avviene e come può essere reso visibile e condivisibile? 
Probabilmente i bambini, disegnandolo, troveranno meglio le parole per spiegarci cosa si immaginano accada dentro quel guscio.
Partiamo quindi raccogliendo le loro ipotesi scientifiche disegnate, chi vuole può anche spiegarle scrivendo e argomentando.


Cosa vediamo fuori?
Le uova sono tutte uguali?
Come posso misurarle? Come giro “intorno” alla forma dell’uovo? Prendiamo il nostro uovo, per sicurezza potremmo prima cuocerlo così resiste meglio alle nostre osservazioni e manipolazioni. 
Quanto è alto?
Quanto è largo?
Se appoggio il mio uovo su un foglio di carta e gli giro intorno con la matita, quante forme disegno? In quanti modi posso appoggiare l’uovo? E posso misurarle quelle forme? Come? Con quali strumenti?
Lasciamo che i bambini esplorino in libertà: i loro tracciati, le misurazioni, gli strumenti usati, come hanno risolto i problemi e quanti problemi hanno trovato sarà quello che come insegnanti andremo a cercare di capire e valorizzare.


L’uovo conservato nel nostro frigorifero di che colore è?
Gufi e civette fanno uova perfettamente bianche, l’usignolo di fiume invece fa uova nere e il codirosso addirittura turchesi. I dettagli dei disegni sui loro gusci rivelano bellezze insospettabili: arabeschi, macchie, linee… 
Qui ti proponiamo alcuni esempi tratti da un libro bellissimo, che si chiama UOVA, con le fotografie di Paul Starosta e testo di Laurent Vallotton.

Siccome tra poco sarà comunque Pasqua possiamo ispirarci alla natura per inventare le uova (su carta o cartoncino) che regaleremo a chi ci vuole bene.
Puoi cominciare copiando i dettagli che vedi, puoi modificarli come vuoi, puoi inventarne di nuovi.
La maestra sarà felicissima di vedere quante idee grafiche hai sviluppato.


Possiamo anche farle portare da speciali uccelli migratori:

  • Gioca con la forma dell’uovo: ti ricordi quante forme avevi tracciato sul foglio con la matita seguendo il contorno dell’uovo messo in tante posizioni diverse? Quelle forme ora le puoi disegnare nuovamente e poi ritagliare.
  • Scrivi la parola UOVO in tanti modi (ma un po’ grandi perché così sarà più facile ritagliarle): lettere larghe, strette, cicciotte, tremanti… e ritagliale.

Componi in tanti modi i pezzi che ti sei preparato.

Guarda cosa hanno fatto i bambini e le bambine di Mazara del Vallo, in Sicilia, grazie ad un laboratorio di Wanda Mannino: Natura è meraviglia.


Se ancora non ti sei stancato, possiamo osservare un po’ i becchi.

“L’uccello, come l’uomo, si è trovato nella lotta per l’esistenza, di fronte a problemi tecnici: spazzare, stracciare, sollevare pesi piccoli e grandi, scavare, conservare, limare, ecc… E se non avesse risolto questi problemi, e risolto con vera maestria, sarebbe morto d’inedia o sarebbe stato sopraffatto dai più forti”

Lo scriveva il maestro Alberto Manzi per spiegare ai bambini quanto il becco fosse addirittura uno strumento perfetto.

Osserva questa immagine: l’uomo si è ispirato ai becchi per creare alcuni strumenti. Ne conosci qualcuno di questi strumenti?
L’essere umano spesso si ispira alla natura per risolvere i suoi problemi.

Questi 5 becchi, ad esempio, a cosa potrebbero servire nella tua vita di tutti i giorni?


Ma è nato prima l’uovo o la gallina?  
Per rilassarti puoi ascoltare il bravissimo Telmo Pievani, filosofo ed evoluzionista, che ci racconta alcune cose sulle uova. 
Tutto quello che ti colpisce di più lo puoi raccontare alla maestra.


Questa risorsa è disponibile anche in versione PDF scaricabile.

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