Online il nuovo sito del Centro Alberto Manzi!
Finalmente è online il nuovo sito del Centro Alberto Manzi, disegnato e sviluppato dall’ente gestore Centro Zaffiria.
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Finalmente è online il nuovo sito del Centro Alberto Manzi, disegnato e sviluppato dall’ente gestore Centro Zaffiria.
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L’universo narrativo del maestro Alberto Manzi reinterpretato in chiave contemporanea dall’artista e illustratore Alessandro Sanna in una mostra allestita presso il MAMbo (e promossa dall’Agenzia Informazione e Comunicazione Giunta Regione Emilia-Romagna in collaborazione con Istituzione Bologna Musei) a cura del Centro Alberto Manzi.
La mostra era suddivisa in nuclei tematici della storia del maestro, che sposavano altrettanti temi di attualità: Orzowei affrontava il tema del razzismo e della diversità, Isa l’uomo si soffermava sui diritti e sullo sfruttamento, le favole nell’orto ricordavano che “nessuno è importante” soprattutto quando vuole comandare e imporre il proprio punto di vista agli altri.
L’universo narrativo di Alberto Manzi trovava quindi un nuovo immaginario grazie all’abilità di Alessandro Sanna che, tra illustrazioni e sculture di carta, proponeva ai bambini un’immersione giocosa in storie capaci di far pensare.
Insieme alla mostra, abbiamo prodotto un omonimo catalogo.
Informazioni tecniche
Formato: 21x1cm
Pagine: 96
Anno: 2015
Questo progetto interroga il ruolo del maestro nella comunità: è lui che incarna la scuola, che costruisce i saperi, che prova a ridurre le disuguaglianze sociali cercando di lavorare con ogni bambino affinché possa dare il meglio.
Il maestro è una figura fondamentale della società democratica: l’esperienza di Manzi è testimone di come alfabetizzare sia emancipare, di come dietro ogni pagina di quaderno scritta con mano bambina ci sia la garanzia dei diritti e dei doveri, di un futuro che include, che mette a frutto i talenti dei suoi cittadini.
I grandi maestri che si mettono in rete con questo progetto sono persone che hanno dato il meglio per migliorare i contesti lavorativi (e delle comunità) in cui vivevano. Non hanno mai aspettato che ci fossero le condizioni per… quelle condizioni se le sono create. Spesso soli, attorniati da un sistema che non li ha sostenuti, a volte li ha addirittura puniti.
Occorre tornare a interrogarsi sul senso dell’essere maestro. Tornare ad attingere a storie esemplari per sostenere oggi una cooperazione educativa che ridia al singolo la passione per il proprio lavoro. Perché da qualche parte, quella passione, è stata smarrita. E la competenza ne ha risentito.
Le storie dei grandi maestri, nella geografia educativa italiana, sono state fiumi che hanno irrigato territori, nutrito villaggi e città. Ma non abbiamo ancora guardato quella mappa dall’alto: da nord a sud possiamo dire alla politica e alla società civile italiana che c’è un “made in Italy” non solo della moda o del lusso, ma dell’educazione. Abbiamo ispirato il mondo e abbiamo contemporaneamente assistito ad una perdita di stima nei confronti della professione docente in Italia.
E non è un male solo per la scuola, lo è per la comunità che perde un punto di riferimento, che sminuisce il senso e il luogo dell’educazione, che relativizza e parcellizza la regola, il diritto e la visione, sino a perdere l’appartenenza.
Strana contraddizione per un Paese che ha dato i natali a Maria Montessori, Alberto Manzi, Maio Lodi, Don Milani, Loris Malaguzzi, Bruno Ciari, le sorelle Agazzi, ma anche Danilo Dolci con l’esperienza del Centro educativo di Mirto, Gianfranco Zavalloni con la pedagogia della lumaca, Federico Moroni e la scuola del Bornaccino, Angelo Longo, Maria Maltoni, Alberto Calderara, Giuseppina Pizzigoni solo per citarne alcuni. L’elenco continua oggi con tanti esempi, spesso silenziosi, che si rimboccano le maniche per fare una scuola davvero buona.
La riflessione sul ruolo del maestro vuole quindi essere operativa e concreta, ispirare insegnanti di tutta Italia, trovare partnership su tutto il territorio nazionale per creare qualcosa che venga immediatamente percepito come “luogo” del confronto, della formazione, della crescita.
Nel contenitore ideale della memoria dei “buoni” maestri possiamo ritrovare un posto comodo per pensare e cambiare sorretti dalle forti biografie di persone che hanno lasciato il segno. Perché ad un maestro si chiede quello: di lasciare un segno costruttivo nella propria comunità, nella vita dei bambini e delle famiglie.
L’Assemblea legislativa svolgerà il ruolo di “capofila” ed eserciterà la funzione di coordinamento della rete che ha come obiettivo la realizzazione e lo sviluppo congiunto di attività e iniziative allo scopo di sensibilizzare, diffondere e dare continuità al lavoro di ricerca dei grandi maestri e maestre, anche promuovendo e rafforzando i rapporti con il mondo della scuola e dell’Università e con gli altri soggetti che operano nei settori dell’educazione e della formazione.
Hanno firmato il Protocollo: l’ Opera Nazionale Maria Montessori, Associazione Casa delle Arti e del Gioco, Fondazione Margherita Zoebeli, l’Ente morale Opera Pizzigoni – Istituto Comprensivo Rinnovata Pizzigoni, Associazione Cenci – Casa Laboratorio, Centro Sviluppo Creativo Danilo Dolci, il Comune di Impruneta – Fondo Maria Maltoni, Ludoteca delle Parole per il materiale di Gianfranco Zavalloni, Liceo delle Scienze Umane “Sofonisba Anguissola” per il materiale di Giorgio Scarpa, Comune di Santarcangelo e di Spinea con i materiali di Federico Moroni e Daniela Furlan.
Il Centro Alberto Manzi collabora con scuole e istituzioni pubbliche sul territorio nazionale e europeo. Anche in Giappone, più volte, abbiamo fatto conoscere il suo approccio pedagogico. Se vuoi scoprire o prendere ispirazione dai progetti formativi realizzati guarda la documentazione delle formazioni svolte:
La campagna Non è mai troppo tardi per un diritto prende spunto da un documento d’archivio del maestro Alberto Manzi scritto a commento della Dichiarazione Internazionale dei Diritti dei bambini.
In questo documento, Manzi scrive:
“Si guarda sempre al caso eclatante, al bambino con problemi […] e ci si dimentica della massa dei bambini […]. Una legge non ha nessun senso se non è l’espressione di una esigenza morale chiaramente individuata ed espressa. Spesso sono vuote dichiarazioni di principi che nessuno rispetterà. O ci si illude di rispettarli solo perché se ne parla, si fanno dichiarazioni e manifesti, e si tengono lezioni nelle varie scuole. Ma se non c’è questa esigenza morale, se non c’è vero rispetto del bambino, l’enunciazione dei vari diritti e dell’infanzia e dell’uomo rimangono vuote parole”.
A partire da questo documento sui diritti dei bambini e delle bambine, scritto da Alberto Manzi e conservato presso l’Archivio del Centro a lui dedicato, è stata realizzata una campagna di sensibilizzazione che potesse incentivare nuovi progetti nelle scuole primarie e secondarie ed essere un utile supporto per gli insegnanti. Giovani artisti e artiste dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, coordinati da Alessandro Sanna (illustratore e artista), hanno creato le illustrazioni per i manifesti e le animazioni video. Federico Taddia (giornalista e divulgatore) ha curato i testi e Marco Mantovani (musicista) ha scritto le musiche reinterpretando il famoso motivo della trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi andata in onda negli anni Sessanta sulla Rai. Il Centro Zaffiria ha curato il progetto.
Non è mai troppo tardi per un diritto cita la famosa trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi e pone un problema, come piaceva fare a Manzi, per stimolare a pensare: la strada verso la tutela e la promozione dei diritti dei bambini non è ancora così scorrevole e diritta, occorre invece fermarsi a rimuovere gli ostacoli che impediscono la realizzazione di quei principi sanciti a livello internazionale.
Il primo ostacolo è quello legato alla mentalità di ognuno di noi: nei diversi ruoli ricoperti, sono gli adulti a dover agire per creare delle opportunità e dei contesti positivi per i bambini e per le bambine: i bambini sono nelle mani degli adulti che incontrano e che li accompagnano nel processo di crescita.
Non è mai troppo tardi per un diritto è quindi un richiamo a non abbassare la guardia.
Scarica tutti i manifesti in PDF. Potrai stamparli in formato A4 o A3.
Alessandro Sanna, illustratore di fama internazionale, ha già dato un immaginario visivo ad alcuni lavori di Alberto Manzi (Isa, l’uomo e Flip, il cucciolo), documenti inediti che sono stati trasformati in installazione d’arte in occasione di una collaborazione con il MAMbo, Museo di arte contemporanea di Bologna.
Sanna collabora con la versione francese di Vanity Fair e illustra libri per bambini e per adulti tradotti in tutto il mondo. Tra la sua copiosissima produzione, ricordiamo Hai mai visto Mondrian? (Artebambini, 2005, con il quale vince il Premio Andersen), Una casa, la mia casa (Corraini, 2009), La mamma (EMME edizioni, 2011), la serie di Mano Felice (Franco Cosimo Panini, 2012), e Fiume lento (Rizzoli, 2013).
Federico Taddia, scrittore, conduttore televisivo e radiofonico (in Rai, alla Stampa, presso Il Sole24ore), autore (anche di personaggi noti al grande pubblico come Fiorello), nonché vincitore del Premio Alberto Manzi nel 2004 si è occupato dei testi della campagna con l’obiettivo di colpire l’attenzione anche di chi è meno abituato a porsi domande sulla qualità della vita dei bambini e delle bambine in Italia.
Marco Mantovani, musicista e compositore di ricerca, collabora con festival, rassegne, teatri e case cinematografiche. Mantovani ha scritto le musiche della campagna citando e riprendendo la famosa sigla della trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi che andò in onda dal 1960 al 1968.
Gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna che hanno ideato tutte le illustrazioni da cui sono nati i manifesti e le animazioni video. Li citiamo tutti, in ordine alfabetico:
Nel novembre del 2017 il Centro Alberto Manzi ha organizzato un convegno di 3 giorni dal titolo Fare e disfare prendendo spunto da quello che Manzi considerava importante: la scuola doveva dare ad ogni bambino e bambina il gusto di scoprire il mondo attraverso il fare, il pensare, l’immaginare, il creare e il disfare per diventare cittadini attenti ai diritti di ognuno. Le discipline erano strumenti utili e necessari per capire e amare il mondo, per imparare a rispettare gli altri e se stessi.
Manzi partiva dagli interessi dei bambini, dalle loro esperienze concrete, quotidiane, da ciò che sta sotto gli occhi (a volte non visto) per trasformarlo in scoperta e apprendimento. Imparare a imparare, prendersi il gusto della curiosità, fare relazioni tra le cose, dare il meglio di sé da soli e in gruppo erano le regole della sua classe, senza banchi e a volte senza sedie: un foglio di carta da pacco diventava il palcoscenico per la matematica, il terrazzo il laboratorio di scienze. Ma non c’era né matematica né scienza: c’era l’urgenza di porsi domande scientifiche e matematiche sul mondo. Non c’era nemmeno la spiegazione, c’era la ricerca. Manzi voleva che i suoi alunni e alunne fossero capaci di gestire l’imprevisto che certamente avrebbero incontrato: le cose che sapevano potevano essere dimenticate, ma come le avevano scoperte sarebbe sempre loro servito.
Appassionato di strumenti e materiali (dai libri gioco scritti da lui all’ultima tecnologia che amava portare in classe per “aprirla”, scoprendo cosa c’era dentro), dalla progettazione dello spazio dell’aula a quella del territorio (come Sindaco lavorò molto ad un parco archeologico ora a lui dedicato), Manzi continua a interrogarci per non smettere mai di essere insegnanti curiosi, competenti e innovatori.
Sono intervenuti: Gek Tessaro, Stefano Laffi, Roberto Farné, Tiziana Rita Morgante, Federico Taddia, Fabio Geda, Elena Fasoli, Franca Zuccoli, Serena Giordano, Annalisa Casagranda, Anna Pironti, Veronica Ceruti, Barbara Bertoletti, Marina Santi, Giorgio Camuffo, Simonetta Fasoli, Francesco Zurlo, Caterina e Andreina Betturri, Sonia Boni Manzi e Simonetta Saliera.
Hanno partecipato nell’organizzazione della parte laboratoriale: Fondazione Golinelli, Alessia Canducci, Simona Balmelli, Clara Giardina, Francesca Musco, Antonella Capetti, Alessandra Falconi, Giulia Manzi, Elena Iodice, Ilaria Rodella, Oriana Darù, Alessandro Sanna, Patrizia D’Antonio, Cristina D’Addato, Accaparlante, Giacomo Cusano, Progetto Eddes, Annalisa Casagranda, Remida, Valentina Galloni, Benedetta Frezzotti, Cospe.
Guarda il video di documentazione dei laboratori svolti durante il convegno:
Un convegno per riflettere sui modelli didattici dei maestri e delle maestre che hanno scritto e influenzato la pedagogia del Novecento. Promosso dal Centro Manzi, gestito da Zaffiria, nelle giornate di venerdì 8 e sabato 9 aprile 2016, a Bologna presso l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna.
Di seguito trovi la trascrizione degli interventi dei relatori. Abbiamo realizzato una pubblicazione che potesse raggiungere anche chi non è potuto essere presente al convegno.
Il quaderno contiene interventi di: Simonetta Saliera, Franco Cambi, Maria Arcà, Paolo Mazzoli, Marco Bontempi, Daniele Barca, Franca Zuccoli, Tiziana Rita Morgante, Maria Chiara Michelini, Benedetto Scoppola, Lorenzo Bocca, Barbara Bertoletti, Barbara Salotti, Simonetta Fasoli, Elena Malaguti, Elena Mosa, Francesca Pizzigoni, Franco Lorenzoni, Alessandra falconi, Elisa Manacorda.
Informazioni tecniche
Formato: 21×29,7cm
Pagine: 72
Anno: 2016
Questo quaderno documenta un lungo lavoro sull’insegnamento della geometria progettato e re- alizzato da Alberto Manzi, Maria Arcà e Paolo Mazzoli. Era l’anno scolastico 1980-1981 presso la scuola Fratelli Bandiera di Roma.
Maria Arcà, ricercatrice del CNR, conservò i materiali di lavoro: schede, riflessioni dei bambini, compiti svolti, sbobinature delle discussioni, vecchie diapositive. C’era molta documentazione che volevamo valorizzare, certi che quel percorso di geometria potesse essere utile anche oggi agli insegnanti. Era necessario digitalizzare tutto, recuperare le vecchie diapositive e i documenti dattiloscritti e disegnati. A questo ha pensato il Centro Alberto Manzi che ha dedicato mesi al recupero e alla digitalizzazione del materiale che trovate in questo quaderno.
A cosa serve oggi rileggere quell’esperienza? Maria Arcà e Paolo Mazzoli hanno accettato di rimettere le mani tra quelle carte per accompagnar- ci nella scoperta fondamentale dello spazio che i bambini di Manzi fecero con un continuo “fare e disfare” i concetti, le cose, le esperienze.
Ecco allora che l’insegnante interessato a sapere cosa succedeva nella classe del maestro Manzi ne ha qui un esempio. Ogni settimana il lavoro evolveva e quell’esperienza rappresenta un taccuino di appunti che gli insegnanti potranno usare per progettare i propri interventi educativi, per riflettere sulle conoscenze dei loro bambini, per smontare il loro modo di fare scuola alla ricerca di vie sempre più attente ai tanti modi di apprendere degli alunni.
Informazioni tecniche
Formato: 21×29,7cm
Pagine: 128
Anno: 2015
Per Alberto Manzi l’educazione scientifica non si riferiva solo agli apprendimenti delle discipline che consideriamo “scientifiche” in senso stretto. Manzi considerava le discipline dei dispositivi con cui “leggere” le esperienze e, attraverso il pensiero e il linguaggio, giungere all’elaborazione di conoscenze e di concetti. Concetti che non devono calare dall’alto nella testa del bambino, ma nascere e crescere dal basso, cioè dal momento in cui il bambino stesso “vive un problema”.
Manzi sollecitava i ragazzi in quella che definiva una tensione cognitiva, cioè il desiderio che spinge a conoscere la realtà, a porsi domande e a cercare risposte, e su cui l’insegnante co-costruisce con gli allievi il percorso di insegnamento e apprendimento.
I testi che presentiamo in questa antologia sono conservati presso l’Archivio Alberto Manzi e sono una selezione di scritti inediti (appunti, riflessioni, relazioni, piani didattici) sull’educazione scientifica. Abbiamo preferito riprodurli nella loro forma originale, proprio perché si tratta perlopiù di “materiali di lavoro” che hanno a volte una stesura più schematica, altre volte più argomentata, e dove correzioni e aggiustamenti sono parte integrante di una scrittura che, così, è “in presa diretta” col pensiero.
Informazioni tecniche
Formato: 21×29,7cm
Pagine: 62
Anno: 2014
Ogni anno, l’appuntamento con la scuola che ricomincia è fonte di aspettative, stress, nuove riorganizzazioni. I bambini ci aspettano, sulla soglia del primo giorno di scuola. Sapremo stupirli come faceva Gianfranco Zavalloni? Sapremo incuriosirli come sapeva fare Alberto Manzi? Sapremo incantarli davanti alla bellezza della natura come Federico Moroni? daremo il benvenuto agli errori con la convinzione di Flavio Nicolini?
Questo quaderno nasce dal desiderio e dal bisogno di far conoscere gli scritti e le biografie di questi maestri affinché possano ancora oggi formare gli insegnanti. è un quaderno di appunti, un collage di disegni e testi che confidiamo possano dare idee e spunti di lavoro agli insegnanti per costruire a scuola quel benessere necessario a far appassionare i bambini ai saperi disciplinari per capire e cambiare il mondo.