Marco Barale

Era calda la lontana estate del 1967, ma per un gruppetto di giovani studenti di varie scuole d’Italia si presentava un’occasione irripetibile: una precrociera di una decina di giorni sulla meravigliosa nave scuola Amerigo Vespucci.

Inizio dell’avventura all’Arsenale della Spezia, breve viaggio fino a Livorno per imbarcare i cadetti dell’Accademia Navale e partenza per la costa francese di Nizza, Cannes, Mentone, ovunque accompagnati da centinaia di imbarcazioni grandi e piccole colme di pubblico entusiasta di fronte alla maestà della nave.

A bordo noi studenti condividevamo, per alcuni versi, la vita dell’equipaggio e quindi: mensa con loro, riposo notturno nelle amache che venivano attrezzate nel salone usato per i pasti. E poi alcune manovre sotto l’occhio vigile ed esperto dei nostromi: manovra del timone a mano in plancia poppiera (turni di 15’ di otto persone alle pesanti quattro ruote coassiali), tiro delle drizze per alzare i pennoni mobili e dei bracci per orientare i pennoni. Che fatica e che soddisfazione, e che sinceri momenti di commozione al momento dell’ammaina bandiera al tramonto in mezzo al mare!

E poi la sorpresa di vedere a bordo, insieme ad una troupe televisiva, il Maestro Alberto Manzi, impegnato nella realizzazione di una serie didattica in otto puntate sul mare nei suoi aspetti più belli. Tutti noi conoscevamo il Maestro per la sua più celebre e celebrata trasmissione “Non è mai troppo tardi”, ma era stata ugualmente grande l’emozione nell’incontrare quello che fino ad allora era semplicemente un personaggio di un nascente mezzo di comunicazione quale la televisione, ed invece in quel momento, circondato dall’equipaggio, comunicava a tutti la sua consueta bonaria umanità, a suo agio con i mozzi come con gli ufficiali.

Come tutte le cose belle, anche quel viaggio era finito presto, lasciando il ricordo indelebile di un’esperienza meravigliosa e dell’incontro con una persona veramente speciale.

Ciao Maestro, sono contento di averti conosciuto.

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